Il ministro Terzi torna a Tresolzio
E difende la sua linea diplomatica

Per la dignità nazionale e per questioni di coscienza. L'ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ribadisce le proprie motivazioni alle dimissioni per la vicenda dei marò e respinge l'ipotesi di una manovra per conto del Pdl o di Fratelli d'Italia in vista di una discesa in politica.

Per la dignità nazionale e per questioni di coscienza. L'ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ribadisce le proprie motivazioni alle dimissioni per la vicenda dei marò e respinge l'ipotesi di una manovra per conto del Pdl o di Fratelli d'Italia in vista di una discesa in politica.

«Lasciatemi in pace, almeno per un paio di giorni». Terzi passa la Pasqua a Tresolzio, in quel di Brembate Sopra. É arrivato a casa ieri pomeriggio, insieme a tutta la famiglia. Dice che passerà le prossime ore, tempo permettendo, in mezzo alle rose del giardino. Per un poco si lascia alle spalle le polemiche che l'hanno investito. «È un momento troppo delicato, per il bene dei marò le voci devono abbassarsi».

Sullo sfondo della telefonata, quelle che si alzano sono grida di bambini e latrati di cani. Afferma che non era il solo a dissentire sulla decisione del governo di rimandare in India i due fucilieri di Marina, tanto che - ha raccontato alla trasmissione «Quarto Grado - quattro ore prima dell'audizione parlamentare ha ricevuto una lettera da parte dei vertici dell'amministrazione, «direttori generali e segretario generale», in cui «si dava sostegno al ministro degli Esteri, si stigmatizzava l'inaccettabilità del cambio di rotta del governo e si chiedeva al ministro degli Esteri di manifestare, con un senso di coraggio e di forza, al Parlamento le proprie dimissioni». Un messaggio che sarebbe stato il detonatore di una decisione già presa, per dare, «con queste dimissioni, un segno di fiducia, di motivazione, di forza e orgoglio ai colleghi del ministero degli Esteri che operano in condizioni difficili».

Dalla Farnesina però rispondono che l'invito che i vertici dell'Amministrazione «hanno indirizzato martedì scorso al ministro Terzi era quello di offrire le sue dimissioni allo scopo di riallineare l'indirizzo del ministero alle direttive del Governo sulla gestione della vicenda dei due fucilieri di Marina, dopo che l'Esecutivo aveva sconfessato la linea tenuta da Terzi». Terzi ribatte che renderà pubblico il testo della la lettera e continua il duello a distanza con Monti: «La nota fa emergere che le mie dimissioni non erano finalizzate "ad altri scopi" e che il mio dissenso era conosciuto all'interno del Governo e persino alla Farnesina.E allora perché Monti ha detto che la decisione di farli tornare era "collegiale"?». Terzi difende la linea diplomatica scelta e intensificata a partire dal temporaneo rientro in Italia dei fucilieri. Un lavoro basato da un lato sullo spiraglio aperto dal pronunciamento della Suprema corte indiana e dall'altro sul rifiuto indiano alla richiesta (prima informale e poi formale) di avviare consultazioni.

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