Non soltanto ad Antegnate
I visoni arrivano anche a Misano

Non solo Antegnate. Anche Misano si appresta a ospitare un allevamento di visoni. Forse già entro la fine di questo mese nell'azienda agricola Legramandi troverà posto un migliaio di questi animali da pelliccia.

Non solo Antegnate. Anche Misano si appresta a ospitare un allevamento di visoni. Forse già entro la fine di questo mese nell'azienda agricola Legramandi troverà posto un migliaio di questi animali da pelliccia. I preparativi sono a buon punto, come spiega Damiano Legramandi, titolare dell'azienda di famiglia insieme ai fratelli. «Dobbiamo terminare una recinzione – dice – e poi, in teoria, alla fine del mese potremmo cominciare con l'allevamento dei visoni».

Lo stesso Legramandi spiega il perché abbia deciso di affiancare all'allevamento dei bovini da latte quello degli animali da pelliccia. «Sono arrivato a un bivio: o spendere 250-300 mila euro per raddoppiare l'allevamento di bovini oppure intraprendere, accanto a questa, un'altra strada. Mantenere l'allevamento dei bovini da latte con le attuali dimensioni (32 vacche in lattazione più una decina in attesa di partorire) mi costa in media 9,20 euro al giorno fra mangime da dare agli animali e costi vari.
Se consideriamo che la consegna di 750-800 litri di latte al giorno mi rende 12 euro al giorno io con meno di 3 euro giornalieri di guadagno devo ricavarmi stipendio, soldi degli affitti e manutenzione dei macchinari. Pagato tutto mi restano 1.200 euro netti al mese, senza considerare che il prezzo del latte al litro potrebbe scendere ancora. Non me la sento proprio in questo momento di investire 250 mila euro. E poi ho anch'io una famiglia».

Da qui la decisione di provare con i visoni, fermo restando l'allevamento delle vacche da latte. «Ci siamo informati presso altri allevatori – prosegue Legramandi – e abbiamo approfondito la materia anche con ricerche all'estero. Non è colpa nostra se il mercato internazionale richiede le pelli di questi animali. Noi, comunque, alleveremo soltanto i visoni, senza trattarne le pelli».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 4 aprile

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