Le 6 Poverelle che sfidarono Ebola
Nella foresta del Congo il martirio

Nel padiglione 3 dell'ospedale di Kikwit oggi c'è il reparto di pediatria. Del cordone sanitario nel settore dove erano isolati i malati di Ebola non c'è più traccia. Ora un bimbo dorme con a fianco la mamma e, immobile, sopporta il caldo equatoriale.

Nel padiglione 3 dell'ospedale di Kikwit oggi c'è il reparto di pediatria. Del cordone sanitario stretto intorno al settore dove erano isolati i malati di Ebola non c'è più traccia. Ora un bimbo dorme con a fianco la mamma e, immobile, sopporta il caldo equatoriale e l'umidità che ti incolla la pelle. Nessun medico entra vestito come un astronauta in quel settore che ricoverava i contagiati dalla febbre emorragica che chiamarono «febbre rossa»: l'Ebola.

Da quei tragici giorno sono passati 18 anni e suor Nathalie Muteki, congolese, la «nonna» delle Poverelle, in quell'ospedale non ha più voluto metterci piede. Fino a venerdì. È in quell'ospedale che l'Ebola ha colpito suor Floralba Rondi, di Pedrengo, la prima delle suore delle Poverelle morte per il virus.

Bassa di statura e con il viso tondo, i ricci corti e leggermente canuti, Nathalie adesso cammina commossa per i corridoi all'aperto, accolta dagli abbracci dei medici e degli infermieri. Quando si scatenò l'epidemia era un giovane stagista e con la Croce Rossa girava per la città per caricare i malati colpiti dalla febbre rossa. «Alla radio hanno parlato delle sei suore italiane e della cerimonia per l'avvio della causa di beatificazione - dice -. Sono molto felice, conoscevo di vista suor Floralba: una donna che ha speso la vita per il Signore incarnato nei poveri e negli ammalati».

Durante i giorni del flagello dell'Ebola, suor Nathalie distribuiva i medicinali in ospedale mentre suor Floralba era in chirurgia: infermiera, assisteva in sala operatoria. «Il primo malato sospetto è arrivato i primi di aprile del 1995 - ricorda suor Nathalie -: veniva da un altro ospedale. Aveva la pancia gonfia. Ricordo che, quando lo vidi, qualcosa dentro di me mi disse di non toccarlo, di non avvicinarmi.

Nonostante il tempo sia passato, il ricordo di suor Floralba Rondi, suor Clarangela Ghilardi, suor Danielangela Sorti, suor Annelvira Ossoli, suor Dinarosa Belleri e suor Vitarosa Zorza era vivo più che mai. In Italia un ruolo importante per riaccendere nel 2010 l'attenzione alla straordinaria vicenda delle sei suore, a 15 anni dalla morte, è stato il libro «L'ultimo dono» dell'inviato de L'Eco di Bergamo, Paolo Aresi.

Con il passare del tempo la raccolta delle memorie si è fatta sempre più consistente. Più di 200 testimonianze sono diventate un segno che, unito ad altri, ha portato la famiglia religiosa delle Poverelle alla richiesta dell'avvio della Causa di beatificazione. La domanda è stata presentata al vescovo di Kikwit, monsignor Edouard Mununu, che conobbe le sei suore rimanendo loro molto vicino per tutti i tragici 33 giorni.

Il vescovo ha avuto, a sua volta, il consenso del cardinale e dei vescovi della Provincia ecclesiastica di Kinshasa. La richiesta è stata quindi inoltrata alla Santa Sede che, attraverso la Congregazione per le Cause dei santi, ha concesso il nullaosta per l'avvio della Causa. Oggi verrà ufficialmente aperta nella diocesi di Kikwit e avrà inizio l'inchiesta diocesana.

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di domenica 28 aprile

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