Il Pd e «Non pago, sono lo Stato»:
il decreto legge è un atto di civiltà

I parlamentari bergamaschi del Pd - Elena Carnevali, Antonio Misiani, Giovanni Sanga, Dario Guerini - intervengono su «L'Urlo» del direttore de «L'Eco», Giorgio Gandola, dal titolo «Non pago, sono lo Stato. E le aziende intanto falliscono».

I parlamentari bergamaschi del Pd - Elena Carnevali, Antonio Misiani, Giovanni Sanga, Dario Guerini - intervengono su «L'Urlo» del direttore de «L'Eco», Giorgio Gandola, dal titolo «Non pago, sono lo Stato. E le aziende intanto falliscono».

«Egregio direttore - scrivono -, il tema dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, come Lei giustamente ricorda, è tra le maggior cause di fallimenti di imprese, oltre ad essere una clamorosa vergogna nel rapporto tra lo Stato e il settore privato. Dopo due anni di restrizioni “lacrime e sangue” il decreto legge che sblocca 40 miliardi in due anni, fortemente voluto dal Pd e sollecitato anche al precedente governo, è il primo provvedimento di segno inequivocabilmente espansivo per l'economia. L'attuazione del decreto è già in corso: 21 miliardi sono già stati ripartiti tra Regioni e Enti Locali affinché possano procedere a pagare le fatture arretrate. Inoltre, nell'esame parlamentare, il decreto si è arricchito con l'introduzione di nuovi meccanismi che potranno sbloccare ulteriori pagamenti al di sopra della soglia dei 40 miliardi di euro.

«La "fase due" partirà dopo il 15 settembre, una volta completato il censimento dei crediti certificati, e opererà tramite meccanismi finanziari senza incidere ulteriormente sul fabbisogno e sul debito pubblico. Un ulteriore miglioramento riguarda il meccanismo del cosiddetto "Patto verticale incentivato", con cui alle Regioni è attribuito un contributo per l'estinzione del debito pari all'83% degli spazi finanziari liberati in favore dei Comuni del proprio territorio, sino ad un massimo che la legge di Stabilità del 2013 fissa in 600 milioni di euro».

«Con gli emendamenti al DL sui debiti della Pa il contributo per le Regioni passa da 600 a 954 milioni di euro, allargando così le maglie del Patto di stabilità interno per i Comuni per gli anni 2013-2014: da 720 a 1.145 milioni, ovvero 425 milioni in più rispetto a quanto previsto originariamente dalla legge di Stabilità 2013. Il decreto legge, insomma, è un atto di civiltà: magari tardivo ed insufficiente rispetto all'ammontare dei debiti commerciali della PA, sicuramente perfettibile dal punto di vista delle procedure e della distinzione tra enti virtuosi e non, ma tale da rimettere dentro il binario della correttezza e della lealtà il rapporto fra cittadini, imprese e pubblica amministrazione».

«Come Lei giustamente afferma, essere pagati non è un regalo ma un diritto. Per affermare pienamente questo diritto rimane ancora molta strada da compiere, ma un primo importante tratto per recuperare il rapporto di fiducia nei confronti dello Stato è stato percorso».

On. Carnevali, Misiani, Sanga, Guerini - Partito Democratico

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