Molestie ai corsi di karate
Pena dimezzata all'istruttore

Quattro anni di condanna, con uno sconto di pena rispetto alla condanna di primo grado di quasi la metà: è terminato così a Brescia il processo d'Appello nei confronti di un 52enne, all'epoca dei fatti istruttore di una palestra di karate dell'Isola.

Quattro anni di condanna, con uno sconto di pena rispetto alla condanna di primo grado di quasi la metà: è terminato così a Brescia il processo d'Appello nei confronti di un 52enne, all'epoca dei fatti istruttore di una palestra di karate dell'Isola, accusato di molestie sessuali nei confronti di quattro sue allieve.

A dibattimento a Bergamo, a febbraio 2011, i giudici del Collegio lo avevano invece condannato a sette anni e sei mesi di reclusione (la pubblica accusa, sostenuta dal pm Laura Cocucci ne aveva chiesti tre anni e quattro).

La Corte d'appello, presieduta dal giudice Enrico Fischetti, ha confermato l'interdizione dai pubblici uffici e i risarcimenti concessi (per complessivi 82 mila euro) alle tre ragazze costituitesi parti civili, una con l'avvocato Stefano Paganelli e le altre due con il collega veronese Simone Marchiotto.

I fatti contestati risalgono al periodo tra il settembre del 2002 e il 2008: in quel lasso di tempo il cinquantaduenne, assistito a processo dagli avvocati Francesca Longhi e Marco Pievani, teneva corsi di karate in una palestra della zona dell'Isola, e le quattro ragazzine coinvolte (all'epoca di età compresa tra i 13 e i 17 anni) frequentavano appunto i suoi corsi.

Gli abusi, secondo quanto contestato, sarebbero avvenuti proprio in palestra, durante lo svolgimento dei corsi: approfittando della scusa di correggere le posizioni delle allieve durante gli allenamenti, l'istruttore le avrebbe palpeggiate; alcuni altri episodi di palpeggiamento, relativi però solo a una delle ragazze, sarebbero avvenuti durante due viaggi per uno stage.

L'istruttore ha sempre respinto le accuse, tanto che i suoi difensori, fin dal primo grado di giudizio, avevano invocato per lui l'assoluzione, sostenendo in sostanza che non c'erano mai stati palpeggiamenti con fine sessuale, ma che si trattava niente più che di normali contatti finalizzati all'addestramento e all'allenamento propri del corso di karate.

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