Songavazzo: la casetta dei libri
è sempre aperta nel bosco

La casetta di legno sta sul limite delle piante, a una trentina di metri dalla strada, la si raggiunge lungo un sentiero selciato, in leggera salita. È raggiungibile da tutti, anche da chi è costretto a muoversi in carrozzina. C'è il profumo del bosco e il silenzio.

La casetta di legno sta sul limite delle piante, a una trentina di metri dalla strada, la si raggiunge lungo un sentiero selciato, in leggera salita. È raggiungibile da tutti, anche da chi è costretto a muoversi in carrozzina. C'è il profumo del bosco e il silenzio.

La porta della casetta si apre dolcemente. All'ingresso c'è la famosa frase di Dostojevskij: «La bellezza salverà il mondo». E poi una dedica: «A Renzo Scandella e a tutti coloro che riempiranno questa casa». È la casetta dei libri.

La «Cà di leber», come si dice nel dialetto di questo lembo di Val Seriana che si affaccia sull'Altopiano di Clusone. Dentro si sente l'odore del legno che si mescola a quello della carta: ai tronchi che costituiscono la casetta sono affissi dei ripiani popolati di libri. Centinaia di libri.

Questa casetta è sempre aperta. Giorno e notte, estate e inverno. Esiste da due anni e mezzo, nessun vandalo, mai, ne ha approfittato. Soltanto una mano ignota sulla panchina prima dell'ingresso ha scritto: «Ti amo». In tempo di crisi delle librerie e del sistema bibliotecario della Provincia, rappresenta la rivincita dei libri.

Stefano Savoldelli, assessore alla Cultura e vicesindaco del comune di Songavazzo, con il sindaco Giuliano Covelli, è il protagonista di questa piccola avventura. Si siede sulla panca che sta dentro la casetta e racconta: «È partito tutta nell'estate del 2010 quando Davide Sapienza, scrittore che abita a Songavazzo, ospitò Marco Paolini, il quale tenne una serata a Paré di Fino del Monte, a 1200 metri di quota, qua vicino, e fu un successo incredibile, parteciparono tremila persone. Paolini interpretava «Uomini e Cani», ispirato all'opera di Jack London».

«Renzo Scandella, di Castione, titolare dell'albergo Baitella, ha la passione per la falegnameria: costruì per Paolini una casetta di tronchi di legno, uguale a quelle descritte da Jack London. Paolini chiese a Scandella se poteva costruirgliene una dove abitava, ad Asiago. Fu così che scattò la nostra idea: perché non fare una casetta di Jack London anche a Songavazzo? E perché non farne un luogo dei libri? Un luogo aperto, un po' anarchico, un luogo accogliente per tutti».

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