Casnigo: «Portate la luce
sulla strada degli incidenti»

«Ci vuole tanto a mettere quattro pali della luce in quel tratto di strada?». I commenti all'ennesimo incidente sulla «strada maledetta» della Val Gandino si sprecano sui social network. Nel mirino di tanti giovani i ritardi delle istituzioni.
Due pagine su L'Eco di Bergamo del 23 luglio:
*Ancora gravi i tre giovani
*La viabilità vecchia di vent'anni

«Ci vuole tanto a mettere quattro pali della luce in quel tratto di strada?». I commenti all'ennesimo incidente sulla «strada maledetta» della Val Gandino si sprecano sui social network. Nel mirino di tanti giovani, evidentemente colpiti dal nuovo tragico evento, i ritardi delle istituzioni nella messa in sicurezza tanto invocata di quel tratto di provinciale, le promesse non mantenute, i progetti rimasti lettera morta per i tagli e la mancanza di fondi. Per comprendere come l'urgenza dei fatti supera le lentezze delle istituzioni, basta alzare lo sguardo non lontano dal luogo dell'incidente.

Qui all'altezza dello svincolo a tre corsie che porta al Centro sportivo consortile ci sono alcuni pali dell'illuminazione posati negli ultimi mesi nell'ambito delle opere per il nuovo tratto di ciclabile che scende a Fiorano. Alla sommità dei pali c'è solo qualche filo penzolante, che attende di essere collegato (soldi permettendo) a lampadine e plafoniere a oggi inesistenti. Un esempio, solo un esempio, ma anche qui si contano vittime negli ultimi anni e si notano pedoni che scesi dai mezzi pubblici alla vicina fermata attraversano pericolosamente l'incrocio.

Ora però c'è anche una presa di coscienza collettiva che guarda al di là, che vuole «adesso e subito» trovare un rimedio, un qualcosa che abbia almeno il senso della prevenzione. Nessuno nasconde che al primo posto vadano messe la prudenza e il rispetto del codice della strada, ma il ripetersi di tante disgrazie in poche centinaia di metri non può non avere come concausa anche la situazione della strada.

È nato anche un comitato «Amici delle vittime della provinciale 42»: ha sede nel virtuale di Facebook, ma opera nel concreto per muovere le acque. «Abbiamo pensato - spiega il fondatore Carlo Picinali di Gandino, che qui perse un fratello - di mantenere alta l'attenzione della gente e delle istituzioni. Ad ogni incidente c'è un coro di buone intenzioni che poi svanisce nel tempo, mentre gli incidenti si ripetono. Le risposte che abbiamo ottenuto in questi anni sono troppo tiepide. Niente polemiche sterili ma la mancanza di fondi non può essere un dato di fatto rispetto al quale adeguarsi».

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di martedì 23 luglio

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