Il malessere dei sindaci Pdl
«Non basta alzare le tariffe»

Interventi a spot e mancanza di un piano articolato per rinnovare l'infrastruttura del servizio pubblico acqua. E poi un rapporto a intermittenza tra la società e gli enti locali, dove manca un coinvolgimento propositivo. Sono queste le critiche avanzate dai sindaci targati Pdl alla gestione Uniacque, preludio alla discussione di questa sera all'Assemblea dei soci della società integrata composta dai Comuni della Bergamasca.

«Nel 2012 mi pare che la società sia stata un po' ferma, non ha sviluppato tutta la capacità produttiva, nonostante un bilancio con le risorse a disposizione - commenta Flavio Bizzoni, sindaco di Castelli Calepio -. C'è da capire perché non siano stati dispiegati tutti quegli interventi, come il riammodernamento delle reti, le risoluzioni dei problemi che languono da un po' di tempo. L'impressione che ci sia limitati a riparare i guasti, una gestione al minimo che poteva essere giustificata in assenza di risorse. Ma siccome c'erano, non capisco perché non siano state investite sul territorio». Nel mirino il rialzo delle tariffe: «Ci verrà presentato un piano di sviluppo decennale dove l'unica leva è l'aumento delle tariffe, ma questo non va bene, è limitativo. Un piano di sviluppo deve prevedere risorse e risparmi».

Soffrono soprattutto i piccoli
Le stesse perplessità sono sottolineate dal sindaco di Romano di Lombardia: «Ci sono criticità, alcune delle quali ho esplicitato nel comitato di controllo della società - spiega Michele Lamera -. Manca un rapporto della società con i Comuni, ma soprattutto con i cittadini. Prima di tutto, Uniacque è una società a servizio dei cittadini, che dovrebbe garantire alta efficienza a un costo che sia il più basso possibile, perché l'acqua è un bene pubblico. Ho perplessità in particolar modo sul piano finanziario, con punti che devono essere maggiormente sviscerati, come l'incremento delle tariffe». Nel corso dello scorso anno, la società avrebbe preso decisioni senza interpellare i sindaci, soci Uniacque. Da qui la sottolineatura di alcuni: «Sotto molti aspetti la situazione è da migliorare - spiega Marco Terzi, sindaco di Spinone al Lago -. Prima di tutto il rapporto con i Comuni, che rappresentano gli utenti oltre ad essere soci. Sono state fatte delle scelte senza essere presi in considerazione. E poi c'è l'aspetto degli investimenti, si devono contenere al massimo le tariffe e nel bilancio ci sono aspetti non ancora dettagliati. Per limitare i rialzi sulla tariffa si potrebbe fare efficienza sui costi, non è facile ma si deve lavorare su questo». Dal passaggio alla gestione Uniacque, sono soprattutto i piccoli Comuni a trovarsi in difficoltà. «La situazione rispetto a due anni fa è migliorata di molto, ma il rapporto tra la società e i soci è in difficoltà - spiega Franco Belingheri, sindaco di Colere -. Noi piccoli Comuni siamo abituati a gestire il servizio come padri di famiglia, qui abbiamo a che fare con una società per azioni. Ci capita di ricevere pensionati che per colpa di perdite di pozzetti, devono pagare multe fino a 5 mila euro. Per questo come Comitato dei sindaci stiamo predisponendo un documento per andare incontro a queste situazioni, il malcontento si diffonde velocemente».

Proposte e speranze
Tra i sindaci c'è chi, nonostante riconosca il problema, cerca di essere propositivo. Le speranze sono riposte nell'assemblea di questa sera: «Il problema è serio, ma buttare la colpa solo su chi gestisce adesso Uniacque è ingeneroso - commenta Gianfranco Gafforelli sindaco di Calcinate -. Le cose però vanno migliorate e aggiustate, soprattutto il rapporto con gli enti locali, perché dopotutto siamo azionisti. I debiti li abbiamo ereditati, ma nelle difficoltà se non stiamo insieme non risolviamo nulla, ogni tanto questi sindaci bisogna anche ascoltarli. Spero che emerga un chiaro confronto in assemblea per poter partire con i migliori presupposti».

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