Cassinone, in fumo milioni
Nube di cenere in molti comuni

Il fumo, le fiamme, poi l'interminabile pioggia di cenere. Davanti al capannone della tipografia Mazzucchelli, al Cassinone, domenica 28 luglio sembrava di essere in un campo di battaglia. I danni non sono stati quantificati, ma si parla di milionitra capannone, macchinari e carta.

Il fumo, le fiamme, poi l'interminabile pioggia di cenere. Davanti al capannone della tipografia Mazzucchelli, in via Cascina bruciata, al Cassinone, domenica 28 luglio sembrava di essere in un campo di battaglia. Decine di vigili del fuoco, forze dell'ordine, volontari, tutti impegnati a salvare il salvabile e a domare i residui del rogo che, scoppiato per cause accidentali (questa finora la tesi più accreditata) nel corso di una notte ha devastato il capannone, mandando letteralmente in fumo i frutti del lavoro di anni.

I danni non sono stati quantificati, ma si parla di milioni di euro tra capannone, macchinari e carta. I pompieri, dopo aver circoscritto le fiamme, hanno trasferito all'esterno decine di bobine di carta e le hanno bagnate in continuazione. Nel frattempo la nube di cenere si è sparsa per tutti i comuni della zona, fino a Martinengo, coinvolgendo i territori di Bagnatica, Carobbio degli Angeli, Gorlago.

Una mobilitazione generale durata oltre 24 ore, che ha coinvolto non solo agenti e volontari, ma anche il personale della ditta: in molti sono saliti su muletti e ruspe già dalle prime ore di domenica mattina per spostare il materiale andato in fiamme e ormai inutilizzabile. «Come è andata ieri notte? – sorride il vigile del fuoco, poco più che ventenne – è stata davvero dura: ora scusa ma dobbiamo tornare dentro. 'Ndom (andiamo)» esclama in dialetto, rivolgendosi al collega.

I dipendenti della tipografia Mazzucchelli sono in tutto 83, 17 dei quali lavoravano durante nel capannone andato a fuoco, mentre gli altri (tra impiegati amministrativi, dirigenti eccetera) lavorano nell'altra sede dell'azienda, che si trova nella limitrofa via Cà Bertoncina. Molti di loro, increduli e sbigottiti, ora temono per il loro posto di lavoro.

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di lunedì 29 luglio

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