Hostaria, si cena sui resti romani
Relais-museo nel cuore di Città Alta

Passi una soglia, scendi pochi gradini, ma è come affrontare un viaggio nel tempo. La soglia è quella dell'Hostaria, il ristorante del nuovo Relais San Lorenzo - il primo cinque stelle della città, inaugurato in piazza Mascheroni nelle scorse settimane.

Passi una soglia, scendi pochi gradini, ma è come affrontare un viaggio nel tempo. Qualcosa che ti porta quasi alle origini di Bergamo e, contemporaneamente, ti permette di toccare con mano alcuni dei passaggi fondamentali della sua storia più antica. La soglia è quella dell'Hostaria, il ristorante del nuovo Relais San Lorenzo - il primo cinque stelle della città, inaugurato in piazza Mascheroni nelle scorse settimane - e il viaggio che dall'età protostorica ci accompagna fino all'epoca moderna è il frutto di un intervento di recupero attento e, per certi versi, unico.

Qui, infatti, al livello interrato del nuovo albergo - che oltre al ristorante dispone di 30 stanze e una spa con bagno turco, sauna e una parete di sale - è stata condotta una importante campagna di scavi da parte della Sovrintendenza ai beni archeologici in collaborazione con quella ai beni architettonici che ha riportato alla luce reperti notevolissimi. Risultato nel risultato la loro felicissima collocazione all'interno di una struttura aperta al pubblico (per accedervi non bisogna nemmeno essere ospiti dell'albergo) e quindi facilmente visitabile. Praticamente un museo-ristorante o ristorante-museo come preferite.

Il menu? La storia di Bergamo si diceva. Che emerge in un intricato mosaico di manufatti e resti risalenti a diverse epoche. Al di là delle emergenze protostoriche di cui si è occupata direttamente la Sovrintendente Raffaella Poggiani Keller sotto la cui direzione scientifica si è svolta l'intera campagna di scavi affidati alla Archeo studi di Bergamo, un elemento di grande suggestione in grado di evocare epoche lontane ma non lontanissime, è dato dalla scoperta di alcuni vani, oggi quasi al centro del ristorante, che coinciderebbero con l'antica osteria della Croce Bianca, già citata da Giovanni da Lezze nel 1596 e ben descritta nel cabreo di Tomaso Bottelli nel 1758. Insomma il nome dello stesso ristorante non è casuale, ma riprende una remota e affascinante vocazione.

Eccola la vecchissima osteria: le murature, i resti di un pozzo e attorno, cristalli, arredi e altri elementi di design che non stridono, ma ben si accompagnano a queste preziose testimonianze. Una cornice moderna per un quadro antichissimo. A comporlo ci sono almeno altre due importantissime tessere. Entrambe ci riportano direttamente all'epoca romana: «Nella zona a nord della proprietà - spiega Maria Fortunati, funzionario della stessa Sovrintendenza - le ricerche hanno portato alla luce quattro vani, con un interessante livello in coccio pesto, totalmente circondati da ambienti medievali e postmedievali, mentre a sud sono emersi resti che riconducono ad attività di tipo domestico e di servizio, forse anche riferibili a una domus a oggi solo in piccola parte conosciuta».

Ancora più interessante, forse, il ritrovamento, anch'esso legato alla Bergamo romana, sul fronte dello scavo più vicino a via Boccola: alcune strutture ad arco analoghe, come allineamento e disegno, a quelle già presenti nel complesso del Carmine. «Questi ultimi vani - spiega ancora Maria Fortunati - rappresentavano magazzini e botteghe e sono stati menzionati più volte nella storiografia bergamasca come resti delle mura romane della città. Il raffronto con quelle rinvenute nell'albergo San Lorenzo ha permesso di verificare come queste ultime siano del tutto uguali e con le volte di copertura coeve, inquadrabili per tanto in età romana». «Di questi risultati - conclude la funzionaria della Sovrintendenza - dobbiamo ringraziare anche e soprattutto la proprietà (la Hcb srl, ndr) che con grande sensibilità ha consentito di riportare alla luce un'importante area di scavo e di renderla fruibile».

Emanuele Falchetti

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