Nese, ricordo di Delia Rota Corsi
La bergamasca «ospite» di Lodi

Aveva un sorriso dolce, la signora Delia Rota Corsi, 78 anni, una bergamasca di Nese con origini valdimagnine che abitava da tempo a Lodi. Un sorriso che si è spento ieri di prima mattina, del tutto inaspettatamente nonostante avesse appena iniziato una terapia che faceva ben sperare.

Aveva un sorriso dolce, la signora Delia Rota Corsi, 78 anni, una bergamasca di Nese con origini valdimagnine che abitava da tempo a Lodi. Un sorriso che si è spento ieri, di prima mattina, del tutto inaspettatamente nonostante avesse appena iniziato una terapia che faceva ben sperare.

Con lei c'era Stefano, il suo secondogenito, professore di Lettere al Liceo Gandini, conosciuto a Bergamo per aver scritto libri da “tifoso sentimentale” in esilio (“Mentre intanto l'Atalanta”, “Il campionato del professor Caudano” e “L'Atalanta nei giorni”) e per le sue deliziose “Figurine” sul sito atalantini.com.

Delia Rota aveva conosciuto Luigi Corsi alla festa della Madonna della Fiamma, a Martinengo, paese d'origine della mamma Lucia e, combinazione galeotta, di quello che sarebbe diventato il suo fidanzato, un giovane chimico che si stava affermando. Delia era uscita dalle Magistrali e stava frequentando la facoltà di Lingue alla Cattolica, ma l'amore fu più forte degli studi: sposò Luigi nel 1960 nella chiesa in Pignolo con successivo pranzo al Moderno.

Abitavano in via Milano e nel '62 nacque Guido, seguito poi nel ‘64 da Stefano (che per questo si firma Secundus) e nel '70 da Paolo. Quand'era in attesa di quest'ultimo, la signora Delia, con i due ragazzi, si era già trasferita a Lodi, nuova destinazione del marito, ma non c'erano dubbi in proposito: anche Paolo doveva nascere bergamasco e così fu.

A Lodi non ha mai voluto integrarsi, si sentiva ospite, e conservava forti legami con la sua terra e con il suo dialetto. Lunedì mattina, alle 10,30 nella Chiesa di San Bernardo a Lodi, l'ultimo saluto. Nel 2006 aveva perduto il suo Luigi, che adesso avrà già riabbracciato. Perché quella fiamma, tanto cara alla Madonna, in realtà non s'era spenta mai.

Pier Carlo Capozzi

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