Calderoli dopo i ladri in casa
«La prossima volta sparerò»

Non conta più i tentativi di furto nella sua abitazione di Mozzo il senatore Roberto Calderoli. E spara a zero, anche se per ora solo a parole. «Sia chiaro - ha detto -, adesso se io trovo qualcuno in giardino apro il fuoco e me ne sbatto di tutto».

Non conta più i tentativi di furto nella sua abitazione di Mozzo il senatore Roberto Calderoli. E spara a zero, anche se per ora solo a parole. «I ladri sono entrati in casa mia due mesi fa, sono entrati giovedì scorso, poi sabato sera e oggi pomeriggio (martedì 13 agosto, ndr) ci hanno riprovato cercando di passare dalla proprietà del vicino. Sia chiaro, adesso se io trovo qualcuno in giardino apro il fuoco e me ne sbatto di tutto. Il principio è che ciascuno deve essere padrone in casa propria».

Calderoli ha parlato alla festa della Lega, in corso fino a sabato a Pontida. E tornando sul concetto «padroni in casa propria» ha ricordato che il programma delle prossime elezioni (secondo lui tra novembre e dicembre) per i padani sarà uno solo: ottenere per Lombardia, Veneto e Piemonte lo statuto speciale. «Le elezioni - ha ammesso però - non le possiamo vincere da soli, purtroppo bisogna tornare a fare gli accordi. Ho più problemi a farlo con la sinistra, perché dovrei ingoiare la questione dell'integrazione, che con la destra. Ma non guardo in faccia a nessuno pur di ottenere l'autonomia».

Il senatore ha ripreso anche la vicenda dell'insulto al ministro Kyenge: «Ho sbagliato, perché gli attacchi in politica devono essere diretti alle idee e non alle persone. Ma mi hanno letteralmente messo in croce. Sono stato denunciato alla Procura della Repubblica e persino all'Ordine dei medici. Ma che ne sapevo io che il ministro fosse un medico?». Passaggio quasi obbligato su Napolitano e Berlusconi: «Il Capo dello Stato è stato proprio bravo, lasciando aperto uno spiraglio. Il che significa che se forse qualcuno la domanda di grazia gliela pone, lui la questione potrebbe anche risolverla». «In fondo neppure io riesco a condannare Berlusconi - chiude Calderoli -: da che mondo è mondo un imprenditore cerca di pagare meno tasse possibile, e se poi sapessi che le mie tasse servono a pagare i forestali o le porcherie che accadono in Sicilia, chissà quanto mi girerebbero».

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