Bossi-Calderoli, è tregua
Ma resta freddezza ad Alzano

Bossi che sale sul palco della Berghém fest e inizia a parlare per circa mezz'ora senza neppure aspettare Calderoli. Poi un saluto freddo tra i due, solo dopo «l'intervento» di Consiglio. Ad Alzano i toni tra i due sembrano pacati, ma non mancano le frecciate.

Umberto Bossi che sale sul palco della Berghém fest e inizia a parlare per circa mezz'ora senza neppure aspettare Roberto Calderoli. Poi un saluto freddo tra i due, solo dopo «l'intervento» di Nunziante Consiglio. Ad Alzano Lombardo i toni tra i due sembrano pacati, ma leggendo dietro le righe non mancano le frecciate.

Da Bossi che tuona contro le politiche immigratorie caldeggiate dalla Kyenge per poi ribadire: «Sono contrario a chi lancia insulti», al ricordo di quando, a chi gli chiese aiuto per salvare il Colosseo, rispose: «Non potrei, ci sono morti 100 milioni di lombardi e io sono lombardo, parla con Calderoli».

A Calderoli che ricorda le prime feste leghiste a cui ha partecipato ad Alzano quando c'era la «pesca con la trota». I due gridano unità per vincere, ma sul palco c'è più che altro gelo. Poi Calderoli annuncia un'apertura per le prossime elezioni con chiunque sia «in grado di garantire autonomia fiscale e quindi competitività al Nord». E, in linea con l'ex leader, taglia le gambe alla possibile candidatura di Tosi alle primarie del centrodestra.

Quando Calderoli saluta, Bossi riprende in mano il microfono per ribadire la necessità che ci sia unità e lo stop alle espulsioni. Mentre l'ex leader incita la platea, le persone si alzano ed escono dallo stand. E le ultime grida di «Padania libera» sono lanciate a una sala ormai vuota.

Calderoli spezza una lancia in favore di Berlusconi: «Se fossi in lui non chiederei mai la grazia a nessuno, soprattutto a Napolitano. Non chiederei neppure i domiciliari o i servizi sociali, vediamo se hanno il coraggio di metterlo in galera». E sul governo: «Non so come andrà a finire, ma lo vedo messo molto male», confermando che l'unica soluzione che vede sono le «elezioni subito».

Poi torna sul caso degli insulti al ministro Kyenge: «C'è voluto un giorno per dire che non doveva essere punito Kabobo (l'uomo che con un piccone uccise diverse persone per strada a Milano, ndr). Io per la storia dell'orango sono stato denunciato alla Procura della Repubblica, all'Ordine dei medici e una catena di ristoranti mi ha vietato l'ingresso».

Bossi ribadisce che, se «fanno dimettere Berlusconi ho dubbi che i suoi restino a votare per il governo» critica le politiche immigratorie promosse dal ministro Kyenge: «Va bene, apri la tua di casa. Qui non abbiamo posti di lavoro neppure per noi». Bossi parla poi di occasioni perdute: «La libertà si deve conquistare, al momento opportuno dobbiamo balzare in piedi ed essere pronti».

E poi, verso chi parla di liti interne, afferma: «Si illudono. Pensano: litigano tra loro così la Lega si distrugge. È vero che ci sono degli errori, ma si troverà la compattezza e la forza. Non abbiamo pero la speranza e questo ci porterà a tagliare il traguardo della libertà».

Alessandra Loche


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