Lega Nord, nulla di fatto
Nessuna data per il congresso

Nulla di fatto per quel che riguarda la eventuale data per il congresso federale della Lega Nord. La segreteria politica riunitasi oggi si è infatti limitata a prendere atto della richiesta del segretario federale Roberto Maroni senza peraltro decidere alcunchè sulla eventuale data.

Roberto Maroni è determinato a lasciare la segreteria federale della Lega per dedicarsi al suo ruolo di presidente della Regione Lombardia e affidare il movimento «ai giovani», a quelli «rampanti» come Matteo Salvini e Flavio Tosi. Già entro quest'anno.

Una convinzione illustrata oggi da Maroni anche davanti alla segreteria politica, dopo l'annuncio di ieri sera alla «Berghem Fest» di Alzano Lombardo, anche se il momento delle scelte formali non è ancora arrivato.

La riunione a cui hanno partecipato, oltre a Maroni, anche Umberto Bossi, i segretari regionali del Carroccio e i presidenti dei gruppi parlamentari, non ha infatti fissato una data per il congresso federale (che per statuto, peraltro, spetta al presidente di convocare, quindi a Bossi). Ma, ha riferito una breve nota finale, il leader leghista «ha informato la segreteria politica della sua intenzione di voler fare svolgere il prossimo congresso federale entro Natale».

Raccontano che praticamente tutti abbiano chiesto a Maroni di non passare la mano. Del resto, il suo mandato scade nel 2015. E non pochi, fra i dirigenti della Lega, anche fra i papabili, pensano che sia ancora presto per una nuova successione dopo un anno e mezzo. Appena prima dell'estate, per i timori di spaccature provocate dalle feroci critiche di Bossi il segretario-governatore era stato convinto a congelare il congresso anticipato. Eppure, al rientro dalle vacanze, Maroni è apparso determinato a onorare quella che, come ha ricordato lui stesso ad Alzano, era «una promessa fatta già in campagna elettorale»: convinto che non sia più possibile anche fisicamente conciliare il ruolo politico, in Lega, con quello istituzionale, in Regione. Per il Carroccio si profila dunque una nuova stagione di scelte, se il pressing su Maroni per rimanere non sortirà effetti.

Da Belluno, il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha dovuto constatare l'aprirsi di un «altro scenario», con una avvertenza: «Il nostro partito non ha la successione per linea di sangue. Chi vorrà si candiderà, è un privilegio concesso a tutti i militanti».

Salvini e Tosi, per ora tacciono. Ma oltre al nome di chi arriverà dopo Maroni (una delle ipotesi di «mediazione» circolate in estate è stata quello del capogruppo alla Camera, Giancarlo Giorgetti), le incertezze sono legate anche a quale visione politica proporrà la Lega di domani, che dovrà scegliere che cosa fare, per esempio, dell'alleanza con Berlusconi.

La visione più identitaria, che piace per esempio a Salvini. O quella più «civica» che insegue Tosi. L'autunno, congresso sì o congresso no, sarà dedicato a partorire «idee». Primo appuntamento all'assemblea federale di Mestre, il 21-22 settembre, che Maroni ha voluto «aperta anche e soprattutto ai militanti».
Alessandro Franzi (ANSA)

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