
Cronaca
Sabato 07 Settembre 2013
Berlusconi ricorre a Strasburgo
Nel mirino c'è la legge Severino
È stato depositato alla Giunta per le elezioni e immunità del Senato il ricorso della difesa di Silvio Berlusconi, alla Corte di Strasburgo dei diritti dell'uomo. In tutto 33 pagine. Nel mirino la legge Severino e in particolare la sua retroattività.
È stato depositato alla Giunta per le elezioni e immunità del Senato il ricorso della difesa di Silvio Berlusconi, alla Corte di Strasburgo dei diritti dell'uomo. In tutto 33 pagine. Nel mirino la legge Severino e in particolare la sua retroattività. Secondo i legali dell'ex premier la norma che porta il nome dell'ex ministro della Giustizia, violerebbe l'articolo 7 della Convenzione dei diritti dell'Uomo. La Giunta si riunirà lunedì 9 settembre alle 15 per esaminare il procedimento di decadenza a carico di Berlusconi.
«Ogni persona i cui diritti e le cui libertà riconosciuti nella presente Convenzione siano stati violati, ha diritto a un ricorso effettivo davanti a un'istanza nazionale, anche quando la violazione sia stata commessa da persone che agiscono nell'esercizio delle loro funzioni ufficiali», recita l'art.13 della Cedu citato nel ricorso inviato alla Corte di Strasburgo e alla Giunta delle elezioni del Senato.
Un articolo, è la tesi del Cavaliere, che viene violato in quanto l'ordinamento italiano non prevede per Berlusconi alcun rimedio «accessibile ed effettivo» per ricorrere contro l'incompatibilità con la Convenzione Europea dei diritti umani della legge Severino.
La disposizione ex art.13 «impone agli Stati contraenti l'obbligo di offrire alle persone che sono sottoposte alla sua "giurisdizione" (art.1 Cedu) la possibilità di far valere le proprie doglianze di violazione dei diritti garantiti dalla Cedu e dai suoi Protocolli e di ottenere che esse siano esaminate con sufficienti garanzie procedurali e in modo completo da un foro domestico appropriato che offra adeguate garanzie di indipendenza e imparzialità», si legge nel testo che fa riferimento a una lunga prassi giurisprudenziale, citando da ultimo la sentenza del 3 settembre scorso «Milen Kostov c. Bulgaria».
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