Sciopero del personale Aprica
Il 20 a rischio la raccolta rifiuti

Venerdì 20 settembre a Bergamo e nei comuni serviti da Aprica è a rischio la raccolta dei rifiuti per lo sciopero dei lavoratori della sede di Bergamo proclamato dalle organizzazioni sindacali del settore, Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel.

Venerdì 20 settembre a Bergamo e nei comuni serviti da Aprica è a rischio la raccolta dei rifiuti per lo sciopero dei lavoratori della sede di Bergamo proclamato dalle organizzazioni sindacali del settore, Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel.

Lo stato di agitazione e l'astensione dal lavoro per 24 ore (proclamati nel pieno rispetto dei termini di preavviso e delle modalità di attuazione previsti dalla L. 146/90, così come modificata dalla L. 83/2000, dalla provvisoria regolamentazione di settore e successive deliberazioni della Commissione di Garanzia del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali) sono dovuti al licenziamento e alla mancata ricollocazione di due lavoratori a seguito della perdita dell'appalto del Comune di Mozzo e alla non volontà delle aziende interessate di risolvere il grave problema che si è così venuto a creare, aggravato dalle difficoltà occupazionali dei due lavoratori.

I sindacati denunciano - si legge nel comunicato - inoltre l'incoerenza tra le dichiarazioni di Aprica sul potenziamento del servizio di raccolta rifiuti e il licenziamento di due lavoratori concretamente attuato e la non chiarezza delle regole sugli appalti. «La protesta sindacale per mezzo del diritto di sciopero - spiegano i rappresentanti delle tre sigle - è sempre l'ultima strada che un'associazione che rappresenta i suoi lavoratori, e il lavoro nella dimensione sociale dei suoi iscritti, intende percorrere per giungere a una soluzione indolore per azienda e prestatori di lavoro. Quando le trattative non giungono a risultati, forse perché i risultati non si ha interesse a ottenerli, lo scontento è collettivo».

La decisione di scioperare arriva perciò dopo una serie di eventi e scelte all'interno di Aprica Spa, società del Gruppo A2A che si occupa della raccolta e smaltimento dei rifiuti nelle province di Brescia, Bergamo, Como e Mantova. «Aprica, insieme ai propri dipendenti ha, nell'ultimo decennio, sempre cercato di dare il meglio a livello professionale per rendere la città di Bergamo dignitosa e accogliente con la soddisfazione e l'approvazione dei propri cittadini – spiegano i sindacati -. Il volenteroso lavoro dei suoi dipendenti conseguiva dal clima di reciproco rispetto e, contemporaneamente, dalla correttezza gerarchica con cui gli apici della società hanno gestito i rapporti con i lavoratori».

Il meccanismo si è inceppato di fronte alle strategie di A2A. «La controllante - dicono i promotori della protesta - ha iniziato a "eliminare" quei rami d'azienda ritenuti "secchi" e non più produttivi, soprattutto a scapito dei prestatori di lavoro. Infatti, attraverso la stipulazione di accordi sindacali interni, i termovalorizzatori e gli impianti di smaltimento sono stati assorbiti nel gruppo principale di A2A, e, per quanto riguarda gli operatori ecologici (ritenuti un ingente costo per l'azienda) è stata creata la filiera ambiente, ramo secco e presunta "organizzazione funzionalmente autonoma" di cui si è tenuto sempre meno conto e che si ha avuto interesse a non coltivare».

Concretamente, i sindacati contestano il metodo, ritenuto «scorretto nel selezionare (dai vari comuni in appalto) lavoratori giovani e con qualifiche minori che, allo scadere dell'appalto, vengono "ripescati" e inseriti nell'elenco del personale da essere assunto dall'azienda aggiudicatrice del nuovo appalto. Mentre per i dipendenti vicini alla pensione, inidonei, o per gli operatori ritenuti scomodi per ragioni molteplici, l'appalto non viene rinnovato e il licenziamento per giustificato motivo oggettivo sembra essere l'ordinario evolversi della vicenda (ma è quanto meno singolare che un colosso operante anche oltre il territorio nazionale, come A2A, abbia problemi di tipo oggettivo nel mantenere la forza lavoro)».

Il caso più eclatante è proprio quello di Mozzo, che ha acceso la protesta sindacale. «L'appalto è stato acquisito presso il Comune di Mozzo a zero personale - ricordano i rappresentanti dei lavoratori -. Sono stati inseriti quattro dipendenti di Aprica e, al momento della scadenza, non è stato garantito il rinnovo per tutti e quattro i lavoratori presso la nuova aggiudicatrice, che si è resa disponibile ad assumerne solo due, indovinate se quelli con maggiore o minore anzianità aziendale? Naturalmente i secondi … gli altri … li licenziano!».

A. Selogni-Cgil  A. Civera-Cisl  R. Gennaro-Fiadel

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