Astino, quarant'anni di ruberie
Friedel Elzi: sporgeremo denuncia

Lo possiamo chiamare il sacco di Astino: quarant'anni di ruberie. Cinquantadue pezzi spariti dal 1973, anno dell'ultimo inventario disponibile, al 2007. Anno del passaggio di proprietà del complesso monastico alla Fondazione Mia.

Lo possiamo chiamare il sacco di Astino: quarant'anni di ruberie. Cinquantadue pezzi spariti dal 1973, anno dell'ultimo inventario disponibile, al 2007. Anno del passaggio di proprietà del complesso monastico alla Fondazione Mia, che ha rilevato dai privati la società Val d'Astino. Quadri, quadretti, statue lignee, pale d'altare, una tribuna per l'esposizione eucaristica, pezzi del coro ligneo, croci d'altare, mobili e candelieri d'argento: tutto sparito. Facilmente conservato in abitazioni private.

La lista stilata dalla Val d'Astino si sviluppa in 30 punti, per un totale di 52 pezzi. «A partire dal 1973, con il passaggio della proprietà di Astino (podere, monastero e chiesa) alla società immobiliare Val d'Astino, si verificò un ulteriore depauperamento dei beni artistici della chiesa, nonostante questi fossero stati inventariati proprio in quell'anno dal sacerdote Angelo Rota, addetto all'ufficio Arte sacra della Diocesi» si legge nella relazione.

«Furono rubati in quello stesso anno, quattro pregevoli serie di candelieri in argento sbalzato e bronzo fuso dei secoli XVI-XVIII e altri dipinti asportati dalle pareti della chiesa. Furono ricoverati allora gli oggetti mobili di maggior pregio in alcune casse e presi in consegna dai proprietari, ma l'emorragia continuò con nuovi furti negli anni 1980 e 1983, denunciati».

«Presenteremo una denuncia al nucleo Tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri: decisione che vede d'accordo anche la Soprintendenza» spiega il presidente della società (e vice della Mia) Friedel Elzi.

La lista è decisamente cospicua. A campione: due dipinti settecenteschi di Ferdinando Orselli (allievo di Fra' Galgario) e l'intero gruppo della Pietà di Giovanni Sanz. Ovvero tre statue lignee (Madonna con Cristo morto, San Giovanni e la Maddalena) che l'inventario del 1973 poneva «nel frontale della mensa, difese da grata in ferro a croci lobate».

Quella del monastero è una lunga storia di spoliazioni. Dal 1797, anno della sua soppressione, ad oggi sono spariti: 14 affreschi, 16 sculture, 37 arredi, 31 mobili, 98 suppellettili sacre e 76 dipinti. Di autori come Daniele Crespi, Carlo Ceresa ed Enea Salmeggia.

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