Clandestinità, scoppia la bagarre
La Lega attacca a suon di manifesti

Da una parte la sinistra australiana che ferma i clandestini. Dall'altra la sinistra italiana «che spalanca loro le porte e ci riduce così: con le donne con i burqa per strada, la preghiera dei musulmani in piazza, una rissa che rovescia auto».

Da una parte la sinistra australiana che ferma i clandestini. Dall'altra la sinistra italiana «che spalanca loro le porte e ci riduce così: con le donne con i burqa per strada, la preghiera dei musulmani in piazza, una rissa che rovescia auto». Sono i manifesti double-face prodotti dalla Lega bergamasca, che li lancerà con una massiccia campagna online e di volantinaggio, contro l'abolizione del reato di clandestinità.

«La madre di tutte le nostre battaglie, lo difenderemo a tutti i costi», ha tuonato da Palazzo Madama, Nunziante Consiglio, censurato dal collega Roberto Calderoli proprio per la veemenza dei modi.

La stessa battaglia che sabato porterà 500 leghisti orobici a Torino, per la manifestazione indetta dal Carroccio federale «per chiedere nuove e più stringenti regole d'ingresso e più sicurezza per i nostri cittadini». I lumbard tornano a galoppare uno dei loro cavalli di battaglia («Giù le mani dalla Bossi-Fini»), dopo che la Commissione Giustizia al Senato, approvando un emendamento del Movimento 5 Stelle, ha dato il via all'abolizione del reato di clandestinità. Un percorso, però, che sembra destinato a interrompersi alla Camera, visto che Beppe Grillo e Roberto Casaleggio hanno già richiamato all'ordine i pentastellati, ricordando che l'argomento non è nel programma.

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