Dall'estero a prezzi pazzi
Castagnate meno nostrane

Sagra delle boröle. Sì, ma con castagne dalla Spagna, dalla Francia o da Avellino. I castagneti orobici sono sempre meno - per gli esperti un decimo rispetto a mezzo secolo fa - e così le feste d'autunno si alimentano di «castañe» e «marrones».

Sagra delle boröle. Sì, ma con castagne dalla Spagna, dalla Francia o da Avellino. I castagneti orobici sono sempre meno - secondo gli esperti un decimo, addirittura, rispetto a mezzo secolo fa - e così le tradizionali feste d'autunno, almeno quelle dove servono quintali di materia prima, si alimentano di «castañe» e «marrones», frutti che arrivano da centinaia di chilometri di distanza (e che costano sempre di più, anche 6 euro al chilo).

La colpa? Prima di tutto nostra, con l'abbandono del bosco, dicono ancora i castanicoltori orobici. E poi di due attacchi esterni: un insetto che prende di mira le piante, il cinipide, ma soprattutto di un fungo, il Cryphonectria, che provoca il cancro corticale del castagno. In poco tempo la pianta secca e, in diversi casi, muore.

«Il fungo è presente in Italia da diversi anni – dice il presidente dell'Associazione castanicoltori orobici, Lorenzo Lego di Sedrina – e negli ultimi due o tre è tornato ad attaccare con forza. Un esempio dei danni che provoca si può vedere nel castagneto della Maresana, vicino alla chiesetta degli alpini».

Ma per i castanicoltori - gruppo nato nella primavera del 2010 e oggi con una ottantina di soci in tutta la provincia ([email protected]) - il nemico numero uno dei nostri castagni è stato l'abbandono. «Rispetto ad alcuni decenni fa – continua Lego – i castagneti sono drasticamente diminuiti. Un esempio? La Valmoresca di Averara: qui c'era un'intera valle di castagni, oggi le piante sono drasticamente diminuite».

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