Caso Morandi, nuovi interrogatori
Valbondione: ora più trasparenza

A tre mesi dallo «scoppio» del caso Morandi, il sostegno di Valbondione cede ai dubbi e in mezzo a chi continua a «metterci la mano sul fuoco» si trovano sempre più cittadini delusi. Come la signora che confessa «Vergogna: perché non si dimette?»

A tre mesi dallo «scoppio» del caso Morandi, il sostegno unanime di Valbondione cede ai dubbi e in mezzo a chi continua a «metterci la mano sul fuoco» si trovano sempre più cittadini delusi. Come la signora che dal bancone confessa «Vergogna: perché non si dimette?» e l'altra che ammonisce: «Basta con questa politica, dobbiamo essere uniti perché siamo pochi, qui». Poco lontano, un uomo di mezza età parla di «trasparenza: il nostro problema è che siamo politicamente tagliati fuori. La gente non va mai ai Consigli, invece si deve capire cosa succede in Comune. Si dà troppa fiducia».

Una parola chiave anche per la Procura, dove presto dovrebbero essere sentite altre persone, pare in ambiente bancario. Sono state convocate per i prossimi giorni dal pm Maria Cristina Rota e dalla collega Carmen Santoro, titolari del fascicolo che vede Morandi indagato per appropriazione indebita aggravata.

Il paese si sveglia sotto i riflettori, di nuovo, ma stavolta le questioni sono due. Non si fa che parlottare di strada in bar. Vergogna, opportunità, trasparenza, mano sul fuoco. Sono le parole che più si rincorrono di bocca in bocca. Davanti al palazzetto dello sport una giovane dà il polso della situazione: «Ormai ai riflettori ci siamo abituati da qualche mese e all'incredulità iniziale si è aggiunta anche un po' di amarezza», dice guardando a Nord, verso la via del municipio. «Che dire, più passa il tempo, più gli elementi a carico del nostro sindaco diventano pesanti. Comunque - chiude - finché non ci sarà il processo e una sentenza, io non mi sbilancio».

È che ieri il paesino sui giornali c'è finito non soltanto per la storia di Benvenuto Morandi, dei presunti ammanchi nei conti di alcuni suoi ex clienti al Private banking di Intesa Sanpaolo a Fiorano al Serio. L'inchiesta condotta a Bergamo e che ha portato nei giorni scorsi gli inquirenti su fino in alta valle a interrogare i vertici di Stl, la Società sviluppo Lizzola, sul cui conto sarebbero finiti alcuni dei soldi - 10 milioni - spariti nella filiale diretta fino al 1° luglio dal loro sindaco, quasi passa in secondo piano.

A spaccare il paese e unirlo al tempo stesso sul cuore della questione è l'intervento che lunedì Walter Semperboni - che di Stl è il presidente - ha inserito sul suo profilo Facebook un omaggio a Priebke e al suo diritto alla sepoltura, contenente una definizione degli ebrei che si commenta da sola e ha concorso a farne un caso nazionale.

Se il personaggio in sè spacca in due Valbondione, le sue parole non possono che essere da tutti criticate con durezza. Semperboni è il muratore balzato agli onori della cronaca per aver portato «Striscia la notizia» nella sua Lizzola a consegnare il tapiro all'onorevole Sergio Piffari per una vicenda legata ai finanziamenti pubblici riservati ad alcuni bed&breakfast di sua proprietà. Ma in paese lo conoscono anche per un carattere non proprio tranquillo, a volte rissoso. Così se c'è chi lo giustifica «perché il Walter è fatto così», il resto allarga le braccia e scuote la testa.

Intanto il paese parla anche delle recenti dimissioni da vicesindaco e consigliere di Graziella Semperboni, consegnate sabato. Poche righe, lapidarie. Chi la sostituirà? «Il sindaco è convalescente e comunque deciderà presto», risponde il capogruppo di maggioranza Claudio Conti. Facile immaginarsi il mal di pancia che imperversa a Valbondione, in queste settimane di tensione alle stelle.

© RIPRODUZIONE RISERVATA