Così carabinieri e detective
spiavano per conto di amici

Questa è un'inchiesta dove detective privati si procurano (illegalmente) informazioni con strumenti propri dei carabinieri e dove carabinieri svolgono indagini private dietro compenso extra o per compiacere amici e conoscenti.

Questa è un'inchiesta dove detective privati si procurano (illegalmente) informazioni con strumenti propri dei carabinieri e dove carabinieri svolgono indagini private dietro compenso extra o per compiacere amici e conoscenti.

Storie di donne gelose dei mariti o di figli che sospettano maltrattamenti ai danni dell'anziano genitore. Ma anche di uomini delle forze dell'ordine che s'introducono abusivamente nei sistemi telematici riservati per controllare targhe di auto e precedenti penali di ignari cittadini e fornire poi informazioni ad amici e conoscenti. Il filone «Grande fratello» dell'inchiesta sui presunti favori e favoreggiamenti, che vede sotto inchiesta 49 persone fra cui 21 carabinieri delle compagnie di Zogno e Bergamo e della tenenza di Seriate, occupa sei dei 94 capi d'accusa di cui il pm Franco Bettini ha farcito l'avviso di chiusura indagini.

Si chiamano interferenze illecite nella vita privata e rappresentano un reato di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Brescia. Che ha aperto un proprio fascicolo. Dentro ci sono 10 nomi. Cinque investigatori privati. Tre carabinieri. Due cittadini.

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