Per i nomi dei pazienti soccorsi
«contributi» fino a 150 euro

Soldi. L'inchiesta della Procura che vede 49 indagati a vario titolo per corruzione, truffa, peculato e rivelazione di segreti d'ufficio si sofferma in molti punti su questo tema. È il denaro, infatti, il motore di molte delle irregolarità contestate.

Soldi. L'inchiesta della Procura che vede 49 indagati a vario titolo per corruzione, truffa, peculato e rivelazione di segreti d'ufficio si sofferma in molti punti su questo tema. È il denaro, infatti, il motore di molte delle irregolarità contestate a infermieri, carabinieri (21 in tutto), professionisti e privati cittadini: cifre (poche centinaia di euro per volta) che servivano per ricompensare favori e informazioni.

Ci sono, per esempio, i soldi sborsati da un'agenzia di recupero indennizzi di Bergamo per avere dagli infermieri «infedeli» dati anagrafici dei pazienti visitati nei pronto soccorso dopo incidenti stradali, da contattare poi per offrire loro servizi a pagamento (proprio alcune delle persone contattate hanno sporto denuncia facendo partire le indagini).

Cento euro al mese, sostengono gli inquirenti, sarebbe stata la cifra versata per far filtrare i dati anagrafici da un ospedale alle porte di Bergamo, 150 euro il costo dello stesso «servizio» da un altro ospedale nell'hinterland. Valevano 9 euro l'uno, invece, i nominativi che collaboratori dell'agenzia erano riusciti a far filtrare da un'altra struttura ancora a una manciata di chilometri dalla città.

Di soldi (e favori) si parla anche nel filone d'indagine che riguarda i carabinieri di Zogno.

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