Orme a 2.000 metri,
JJ5 torna a farsi vivo

Chi si rivede. Dopo tre mesi di letargo, l'orso JJ5 avrebbe fatto capolino dalle parti del Passo del Branchino, a 2.000 metri di quota, alla confluenza tra le Valli Brembana e Seriana. A documentare l'avvenuto risveglio, le fotografie di una serie di impronte nella neve, spedite nei giorni scorsi da alcuni scialpinisti al nucleo ittico venatorio della polizia provinciale di Bergamo, che sta monitorando gli spostamenti del plantigrado da quando, alla fine dello scorso maggio, ha fatto la sua comparsa sulle Orobie. «Le fotografie ci paiono attendibili - spiega il comandante della polizia provinciale Alberto Cigliano - ma quando, dopo la segnalazione, siamo arrivati sul posto, nevicava abbondantemente e le tracce erano sparite».

L'ultimo avvistamento del giovane orso bruno arrivato dal Trentino risale alla fine di novembre. Da allora più nessuna notizia di JJ5. Dopo aver fatto su e giù per le alte valli - con una breve trasferta sui monti dell'Aprica che aveva fatto pensare ad un ritorno nei luoghi natii - il plantigrado, figlio di una coppia di orsi sloveni e nato nel Parco dell'Adamello, si era rintanato in una grotta delle Orobie per trascorrervi il letargo. Ora, scaduti i tempi del riposo invernale, il risveglio è più che probabile. Ma potrebbe trattarsi di un evento temporaneo. Se continuasse a fare freddo JJ5 potrebbe rintanarsi ancora per qualche giorno, ma non per molto, perché nelle prossime settimane avrà smaltito il grasso accumulato durante l'autunno e sarà affamato. Il che lo porterà a scendere verso valle, dal momento che gli oltre cinque metri di neve scesi sulle Orobie rendono impossibile la ricerca di cibo. Gli uomini della polizia provinciale continueranno a monitorare gli spostamenti di JJ5 con qualche patema. Da un lato la presenza del plantigrado dimostra che le Orobie sono un habitat idoneo al ritorno dei grandi mammiferi, dall'altro i danni fatti da JJ5 - che in sei mesi ha ucciso un centinaio di pecore e danneggiato alcune arnie - hanno allarmato apicoltori e allevatori di montagna e messo in allerta gli amministratori dei comuni come Ardesio, una delle zone più battute dall'orso. Provincia e Parco delle Orobie hanno stipulato apposite assicurazioni per risarcirne i danni e ricordano a più riprese che l'orso non va avvicinato, né cibato, né fotografato, né tanto meno preso a bersaglio. «La Provincia - fa sapere l'assessore all'Agricoltura Luigi Pisoni - ha già rimborsato quanti hanno subito danneggiamenti al di fuori dell'area del Parco delle Orobie che a sua volta risarcisce i danni compiuti entro i suoi confini». Di risarcimenti e forme per tutelare i proprietari di greggi e arnie parlerà oggi il presidente del Parco delle Orobie, Franco Grassi, con i rappresentanti di agricoltori e allevatori. Grassi va cauto sull'ultimo avvistamento. «Le tracce segnalate qualche mese fa a Fino del Monte si rivelarono un falso allarme - dichiara -. È ancora presto per dire che JJ5 è tornato in circolazione, potrebbe aver fatto un'uscita esplorativa dalla tana ed esserci rientrato, oppure le impronte potrebbero non essere le sue». Quel che preme al presidente del Parco delle Orobie, prima che l'orso torni a scorrazzare, è riuscire a mettere in sicurezza gli allevamenti e trovare un accordo con gli agricoltori sui risarcimenti. «Bisogna imparare a convivere con questi animali - avverte - e cominciare ad adottare misure precauzionali».

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