Centro commerciale, la Regione
dice no a Costa Volpino

«Sarà un no. È inutile che ciancino o tirino per la giacchetta». A tuonare contro il centro commerciale di Costa Volpino è l'assessore regionale al Commercio Franco Nicoli Cristiani. La sua posizione è emersa chiara e tonda domenica all'assemblea della Confesercenti di Brescia e l'ha ribadita ieri al telefono: «È impossibile, col Piano del commercio vigente che vieta la grande distribuzione nelle aree lacustri, realizzare il centro commerciale di Costa Volpino. Quello della Regione sarà un no, ammesso che ci sia la domanda, perché per ora agli uffici non è pervenuta nessuna richiesta». Nessuna captatio benevolentiae nei confronti dei commercianti - «Il no l'ho già detto in quattro assemblee diverse, indipendentemente dalla platea» - e a chi gli fa notare che il Piano è scaduto, replica: «È in prorogatio, quindi le regole che ci sono, restano ancora in vigore». Diverso il caso di Quintano, frazione di Castelli Calepio, dove la Conferenza dei servizi (con il parere favorevole del Pirellone) ha recentemente dato il via libera a una struttura di vendita da 15 mila metri quadri sull'area delle ex Fonderie. «Lì - fa notare l'assessore - c'erano tutte le condizioni per dare parere favorevole, trattandosi anche del recupero di un'area dismessa».

Tornando al progetto di Costa Volpino (35 mila metri quadri di struttura di vendita e 15 mila per funzioni di intrattenimento nella zona Santa Martina), ovvio che il muro della Regione faccia esultare i negozianti. «Ho stappato una bottiglia alle parole dell'assessore - ammette Antonio Martinelli, presidente dei commercianti di Costa Volpino -, anche se in realtà non ha detto niente di nuovo. L'Amministrazione comunale è l'unica a non avere ancora capito che l'ipotesi di un centro commerciale è in contrasto col Piano regionale del commercio». Ipotesi che in Comune ha fatto traballare la maggioranza di centrodestra, con il ritiro degli assessori della Lega e di An, e dalla quale ora, il sindaco Laura Cavalieri sembra prendere le distanze. «Il Centro commerciale non è un'opera del Comune - dice -. Nel Piano di governo del territorio non si è inserito niente, c'è solo l'ipotesi della trasformazione dell'area da agricola a commerciale. Il Pgt adottato (e che entro aprile passerà in Provincia per il parere di compatibilità col Piano territoriale di coordinamento provinciale, ndr) ipotizza delle urbanizzazioni, non dice che l'opera si farà». E rispetto alle dichiarazioni dell'assessore Nicoli Cristiani il primo cittadino commenta: «Rispetto le sue posizioni, ma non sono un problema del Comune, bensì di chi vorrà insediare un centro commerciale». Nella fattispecie la società proponente Rancinel Sviluppo di Bergamo, tutt'altro che intenzionata a gettare la spugna. «Andremo avanti passo dopo passo per raggiungere l'obiettivo, ovviamente nel rispetto delle norme e della volontà politica», fanno sapere dalla società, annunciando che nel frattempo si sono fatti avanti Carrefour e altri marchi, «molto interessati alla proposta».

E i vincoli del Piano del commercio per le aree lacustri? «Se da una parte il Piano vieta l'aumento delle superfici di vendita - precisano dalla Rancinel Sviluppo -, dall'altra, però, le leggi sono assoggettate agli Accordi di programma, nell'ambito dei quali si stabilisce cosa fare o no. Nel momento in cui potremo procedere, se le norme saranno ancora queste, chiederemo un Accordo di programma. Se ci saranno nuove norme, vedremo il da farsi. Il periodo è incerto, visto che anche il Piano triennale del commercio è scaduto, ed è ancora tenuto in vita "in attesa di"».

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