Le reazioni: dai bergamaschi
un «mare» di solidarietà

Le porte non sono tutte chiuse. L'umanità non è in via d'estinzione. Quell'albergatore della laguna veneta che ha pregato Roberto Bravi e famiglia di non entrare nella sua hall ha trovato alla reception il biasimo di tanti bergamaschi e non che per e-mail, fax e telefonate hanno manifestato la loro solidarietà ai genitori di Calusco d'Adda incorsi nella riprorevole avventura di vedersi rifiutare, nonostante l'iniziale disponibilità, un posto in albergo per via dell'autismo del figlio Roberto.

C'è chi s'è persino offerto di mettere a disposizione la sua casa al mare o una stanza nel suo hotel per non lasciare nel limbo delle possibilità il desiderio di Roberto di tuffarsi nel mare. La famiglia ringrazia. «Ma il problema non è economico. Al mare ci siamo andati altrove». Il problema è squisitamente di chiusura culturale di chi vede ancora nella diversità il vaso di Pandora di chissà quali spaventosi mali. Insanie medievali da evitare, da lasciare fuori dalla porta dove l'idea di una relazione, seppur minima come può essere quella di un albergatore con il suo cliente, «non s'ha da fare».

«Scrivo semplicemente - mette nero su bianco Andrea Mazzoleni di Pontida - per manifestare tutta la mia vicinanza alla famiglia di Marilisa di Calusco. Semplicemente, non ho parole. Da piccolo in famiglia mi hanno insegnato che non bisogna mai dire "che schifo", ma "non mi piace" o "non sono d'accordo". Beh... scusate, ma qui io dico: che schifo! Meno bello e corretto... ma rende l'idea. L'atteggiamento dei titolari della pensione è inqualificabile. E non tanto o solo per il rifiuto, che già di per sé è assurdo, quanto perché non ci si preoccupa nemmeno di mascherarlo... No, hanno tentato di dare delle ragioni al loro comportamento razzista».

«Mi rende triste e sempre più amareggiata - scrive Michela Finazzi di Brusaporto - sentire che ci sono persone egoiste e senza un briciolo di sentimento per queste persone "speciali" come Roberto. Sappi che hai trovato una nuova amica, ti sono vicina». Alla Casa di riposo di Gandino, durante la pratica quotidiana della lettura dei giornali, operatori e ospiti sono stati colpiti e rattristati dalla lettera di Marilisa Bravi.

«Il caso deprecabile successo alla famiglia Bravi - testimonia Pino Servalli, animatore sociale a Gandino - lo riscontriamo anche noi durante le gite con i nostri ospiti. La gente quando ci vede passeggiare e ridere insieme ci guarda con stupore. Forse pensano che sia fuori luogo affacciarsi al mondo esterno? Dovremmo stare rinchiusi nella nostra struttura e non farci più vedere in giro?». «Come voi ormai - riprende Servalli rivolgendosi alla famiglia Bravi - ci sono abituato e godo un mondo quando gli "altri", i "normali", rimangono di stucco quando ci trovano in pizzeria, al parco e ai curiosi che ci chiedono da dove veniamo rispondo: dal vostro futuro».

«La nostra intenzione - conclude Servalli - è soltanto quella di farvi sapere che noi vi siamo vicini e vi pensiamo con affetto». Anche in casa Bravi i messaggi d'affetto lungo la giornata non sono mancati.

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