Pesche al posto di pomodori
Nei guai una ditta bergamasca

Con il piu’ classico sistema di false fatturazioni e contrabbando sarebbe riuscito a raggirare il fisco elvetico eludendo tributi doganali per non meno di un milione di franchi svizzeri attraverso il commercio di pesche e pomodori.

Con il piu’ classico sistema di false fatturazioni e contrabbando sarebbe riuscito a raggirare il fisco elvetico eludendo tributi doganali per non meno di un milione di franchi svizzeri attraverso il commercio di pesche e pomodori.

La presunta truffa è quella mdividuata dalla Sezione antifrode della Direzione delle dogane di Lugano. Nei guai un commerciante ticinese e una ditta che si occupa di assistenza giudiziaria in materia penale con sede a Bergamo e perquisita dagli investigatori.

Secondo quanto spiegano dalla Direzione delle dogane, il meccamsmo truffaldino sarebbe iniziato nel 2003 ma l’inchiesta scattò due anni dopo allorquando, durante un controllo al valico di confine tra Ticino e Italia, fu scoperto un autocarro con un carico di verdura diverso da quello dichiarato nella fattura esibita dal camionista.

Anche il peso non coincideva. La Sezione antifrode ha proceduto quindi alla perquisizione della ditta con il sequestro dì numerosi documenti cartacei e dati informatici. Nelle indagin è stata chiesta anche l’assistenza giudiziaria in Italia.

Successivamente scattò la perquisizione nei locali dell’esportatore eseguita dalla Guardia di Fmanza che sequestrò altra documentazione Gli inquirenti spiegano che la truffa si materializzava quando su alcuni prodotti ortofrutticoli gravava un dazio da pagare elevatissimo, il commerciante li fatturava come frutta sottoposta a esiguo dazio come, ad esempio, le pesche che pagano 4 franchi al quintale mentre il carico reale era rappresentato da pomodori cherry per i quali si applica un dazio di 731 franchi al quintale.

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