Dopo 2 secoli riapre la cannoniera
del «Baluardo di San Giovanni»

Dopo quasi due secoli torna a essere accessibile il grande sotterraneo della cannoniera e della sortita nel baluardo di San Giovanni. È in corso la posa della scala tra il piano del baluardo e la casamatta superando un dislivello di una decina di metri. La struttura, totalmente in ferro, è stata completata lunedì.

Per il cantiere il conto alla rovescia è già iniziato. Fra tre settimane, il 14 novembre, avverrà l’inaugurazione. Ci sarà anche il sindaco Tentorio, a sottolineare l’importanza dell’intervento. Un ottimo intreccio tra pubblico e privato. Le Mura sono demaniali, la proprietà degli spazi soprastanti è del Comune, del recupero di questa parte del monumento si è fatta carico l’impresa Pandini. Un dono alla città da parte dell’ingegner Giovanni per celebrare il mezzo secolo di attività della propria azienda.

Non c’è stata amministrazione di palazzo Frizzoni che negli ultimi venti o trent’anni non abbia preso in considerazione il ripristino del passaggio tra il baluardo e via Tre Armi. Ma le difficoltà dell’impresa avevano sempre portato alla rinuncia del progetto. Eppure la soluzione sembrava semplice e quasi a portata di mano. Dall’orto sottostante (purtroppo da tempo abbandonato) era sempre stato possibile entrare nella sortita il cui accesso si trova al riparo dell’orecchione, ossia la struttura rientrata del baluardo. Bastava poi percorrere il lungo corridoio per risalire alle cannoniere, le cui aperture rettangolari sono ben evidenti quasi a metà altezza del muro. Una volta raggiunti i vasti vani non era però più possibile proseguire per la presenza di una gran quantità di terriccio che li occludeva.

I primi a entrare nei sotterranei una trentina di anni fa per effettuare esplorazioni e rilievi furono gli speleologi delle Nottole. Contemporaneamente un gruppo di studiosi incominciò a esaminare documenti e antiche mappe su invito dell’Azienda autonoma di turismo che patrocinò la pubblicazione di un volume sulle mura di Bergamo. Queste indagini esclusero che l’ostruzione fosse la causa di cedimenti e crolli nella struttura. Piuttosto tutto quel materiale doveva risalire all’Ottocento, quando si eseguirono opere di sbancamento dei terrapieni difensivi. Cessati gli usi militari, la popolazione aveva incominciato a frequentare le Mura; furono perciò colmati e livellati gli accessi ai sotterranei che potevano risultare pericolosi. Da allora, asfalto e marciapiedi a parte, l’aspetto della passeggiata delle mura è cambiato di poco. Nemmeno cambiò di molto, pur tra idee e progetti vari di recupero, la situazione al baluardo di San Giovanni fin quando, un paio di anni fa, l’ingegner Giovanni Pandini annunciò che avrebbe realizzato due interventi a favore del patrimonio monumentale cittadino: il restauro del Battistero e la riapertura dell’antico passaggio tra viale delle Mura e via Tre Armi.

Quest’ultimo intervento non è stato semplice. Lo rivela anche la durata del cantiere, avviato nell’ottobre del 2007. All’impresa Pandini si sono affiancati i tecnici del Comune per la messa a punto del progetto di recupero, che si è svolto sotto il costante controllo di due Soprintendenze: Beni Architettonici (architetto Giuseppe Napoleone) e Archeologica (dott.ssa Maria Fortunati). Lo scavo ha riguardato una ampia porzione di superficie del baluardo, dove sono venute alla luce le potenti strutture ideate dagli ingegneri militari di Venezia.

Nell’impossibilità di recuperare l’originale accesso che si estendeva anche sul viale delle Mura, il cantiere ha proceduto asportando il materiale dall’alto in coincidenza dei poderosi muri dell’opera difensiva, che oggi sono ben visibili in tutta la loro imponenza. Larghi quasi tre metri e alti oltre otto metri, sul fondo si aprono i grandi vani a volta delle cannoniere e inizia il corridoio della sortita.

Oltre a rimuovere tonnellate e tonnellate di terriccio, si sono rese necessarie opere di protezione, consolidamenti e restauri, con un ripristino che valorizzasse le antiche testimonianze della fortezza consentendo al tempo stesso l’accesso in tutta sicurezza. Da questo punto di vista il cantiere è stato ben poco invasivo. Si è puntato a recuperare e a riportare alla vista le strutture originali. La grandiosità delle quali parla da sé. E tra non molto cittadini e turisti potranno rendersene conto.
Pino Capellini

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