A rischio il lavoro in carcere
Taglio dei fondi in via Gleno

È il primo in Italia «Detenuti al lavoro», il progetto organizzato da Bergamo Formazione in collaborazione con la Camera di Commercio e dieci associazioni economiche di categoria. Partito l’anno scorso con la formazione dei comunicatori specializzati inseriti nelle associazioni, questo lavoro ha permesso di offrire lavoro a una cinquantina di detenuti presso aziende bergamasche di diversi settori. I risultati del primo anno di lavoro, nel quadro della situazione carceraria ed economica lombarda, sono stati presentati nel convegno «Lavoro Carcere e imprese» presso la borsa Merci, alla quale hanno partecipato anche i direttori delle case circondariali di Bergamo Antonio Porcino e di Monza, Massimo Parisi, la presidente dell’associazione Carcere-Territorio Valentina Lanfranchi e il magistrato di sorveglianza Monica Lazzaroni. Grande interesse ha suscitato la realizzazione da parte dell’Aspan, l’associazione panificatori, all’interno della Casa circondariale di Bergamo che ha permesso di dare un mestiere sicuro a molti detenuti. Il futuro non si presenta però roseo, perché il taglio del 25% dei fondi al sistema carcerario rischia di azzerare ogni progetto di reinserimento, nonostante sia provato che il lavoro abbassa le recidive al 5% contro il 58% della media nazionale. Fra le idee uscite dal convegno (i risultati del progetto sono stati presentati da Cristiano Arrigoni e Silvia Campana di Bergamo Formazione) c’è l’ipotesi – ma la legge oggi non lo permette – di utilizzare il forno di panificazione per  produrre in futuro il pane della casa circondariale di via Gleno e della vicina casa di riposo.(10/12/2008)

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