«Accovacciati tra i sedili del treno
Ecco come ci siamo salvati»

Scampati alla tragedia ma a caro prezzo. Nelle orecchie ancora le urla dopo lo schianto, nella voce ancora le tracce del dolore e dello spavento. Sono i superstiti bergamaschi del treno deragliato a Pioltello.

«A un certo punto è stato chiaro che, da lì a pochi istanti, sarebbe successo qualcosa. Così io e un mio amico ci siamo accovacciati sul sedile assumendo quella posizione di sicurezza consigliata sugli aerei. E ci siamo coperti con i giubbotti per proteggerci dai frammenti dei finestrini che si stavano spaccando». Dal suo letto di ospedale al Policlinico di Milano, dove è ricoverata per la frattura di tre costole, Roberta Bozza, 42 anni, insegnante e consigliere comunale di Calvenzano, racconta i terribili istanti prima del deragliamento del treno Trenord 10452 Cremona-Milano Porta Garibaldi.

La donna, sposata e madre di un bambino piccolo, era nella terza carrozza centrale del convoglio, ossia quella che è finita accartocciata contro alcuni pali per l’elettrificazione della linea ferroviaria. Nella stessa carrozza sono morte tre donne.

«Io ero in piedi con un amico - racconta Bozza- quando, a un certo punto, abbiamo sentito un forte rumore sotto la carrozza. A quel punto si è scatenato il panico: tutti hanno capito che c’era qualcosa che non andava. È iniziato un fuggi fuggi generale verso gli altri vagoni. I posti a fianco a noi si sono liberati e allora ci siamo seduti». Ed è a questo punto che entrambi si sono accovacciati nella posizione di sicurezza consigliata sugli aerei in caso di atterraggio di emergenza. Si sono anche coperti con i giubbotti per evitare di essere tagliati da vetri in frantumi. Pochi istanti dopo è il vagone si è ribaltato.

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