Anche in Val Seriana è crisi negozi
Quale negozio ti manca di più?

Diminuisce il numero delle piccole attività commerciali, ma aumentano le superfici dedicate ai negozi: succede in Val Seriana con l’eccezione di Clusone dove il commercio, nonostante la crisi, sembra resistere. «Un dato notevole» commenta il sindaco Paolo Olini che, per inciso, ha tenuto per sé la delega al Commercio.

Notevole sì, perché in tempi di crisi a Clusone gli esercizi di vicinato calano di numero, ma aumentano nelle superfici: se nel 2009 infatti si contavano 292 negozi, al 31 giugno del 2014 la conta si è fermata a 284, un dato che però è stabile dal 2011. In aumento invece le superfici che oggi sono addirittura 18.940 metri quadrati contro i 14.244 del 2009. La situazione è leggermente diversa per gli esercizi di medie dimensioni: qui, la diminuzione del numero delle strutture (da 13 a 9 in tre anni) corrisponde anche alla diminuzione degli spazi, che nel 2014 sono arrivati a 5.379 metri quadrati rispetto ai 6.222 del 2009.

«I numeri parlano chiaro – sottolinea Olini –: nonostante le criticità del periodo, Clusone continua a essere appetibile e interessante anche dal punto di vista commerciale. È la dimostrazione che Clusone merita anche di essere luogo dove investire, un vanto per noi e un motivo di gioia per il sindaco. E gli investimenti di chi crede in Clusone fanno bene di riflesso alla cittadina stessa». È innegabile comunque che tutti i negozianti vivano sulla propria pelle gli effetti della crisi, in particolare quelli che la propria attività l’hanno nel centro storico, dove sono tante le serrande abbassate e i cartelli con la scritta «Affittasi».

«Le conosco bene – dice il sindaco – le difficoltà di chi vive dal punto di vista commerciale il centro storico. Sostengo la loro fatica e sicuramente mi piacerebbe poter fare qualcosa in più per poterli aiutare». Che il centro storico di Clusone abbia vissuto un grande cambiamento negli ultimi anni è innegabile, lo raccontano tutti quelli che hanno vissuto i cambiamenti in prima persona. «Sono stati spostati – spiega Guido Rossi, che da 38 anni ha un negozio di abbigliamento in piazza Uccelli – tutti i servizi importanti che prima erano qui nel centro. Il trasferimento dell’ospedale a Piario è stato un colpo durissimo, ma anche la chiusura del tribunale e il fatto che anche i servizi sono stati decentrati hanno contribuito a questa situazione; senza contare che anche la grande distribuzione è stata collocata sulla provinciale. Il risultato? Tante attività hanno chiuso i battenti, oppure si sono spostate in altre zone più appetibili». «Se si somma la crisi – gli fa eco Elisabetta Canova, della Libreria Canova – a tutti questi servizi che sono venuti a mancare si capisce il motivo per cui la gente non frequenta più così spesso il centro storico. La sensazione che ho è che Clusone ormai sia più apprezzata dai turisti che dalle persone che ci abitano».

A far fatica non sono solo i commercianti al dettaglio, ma anche chi si occupa di bar e di ristorazione, come Massimo Marin del pub Querena. «Dopo una stagione estiva che è andata piuttosto bene – dice – stiamo iniziando ad affrontare l’autunno. Ma di giorno per il centro del paese si vede poca gente, il mercato è troppo frazionato, si fa fatica a organizzare piccole serate di musica anche all’interno del locale perché c’è molta fiscalità nella gestione. Spero non aprano negozi più giù, come invece si sente dire in giro in queste settimane. Secondo me l’unica soluzione è unirsi, mettere insieme tutti i commercianti per far sentire meglio la nostra voce».

Non tutti però vedono la situazione così nera. «Clusone secondo me è ancora un centro importante – dice Claudio Nodari, del negozio di abbigliamento Freeport –. Con i tempi che corrono non bisogna sottovalutare le buone presenze che abbiamo avuto quest’estate e gli sforzi che stanno facendo le associazioni che si occupano di organizzare manifestazioni nel centro per mantenerlo vivo. Certo, si spera sempre in qualcosa in più ma non va poi così male». Un altro aspetto importante è il mercato. «Qui a Clusone è in crescita – sostiene Fausto Mologni –: ci sono 99 posti, ma se qualcuno dovesse rinunciare non credo ci sarebbero problemi a sostituirli. Il mestiere dell’ambulante è ancora appetibile». E poi c’è chi si è trasferito con la sua attività nella cittadina baradella da poco. «Prima avevo la mia attività a Oltre il Colle – spiega Valentina Cortinovis, che ha un negozio d’abbigliamento – e ho voluto provare a lavorare in un centro più grande. Il bilancio del mio primo anno è positivo: c’è tanta concorrenza, ma qui in piazza Uccelli la posizione è bella, si vede un po’ di gente. Certo, bisogna “farsi il giro”, ma finora non mi posso lamentare. È vero però che non a tutti va così: una ragazza che aveva aperto un negozio nello stesso periodo in cui avevo aperto anche io ha già chiuso. Non è riuscita ad arrivare a un anno di attività».

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