Benzinai, in 5 anni ha chiuso 1 su 5

Petrolio alle stelle, ieri record di 1,545 euro al litro Ascom: su un pieno di 50 euro guadagno di 50 cents

«Mille e 200 euro al mese. Per tutta la famiglia. Ormai tenere aperta la pompa di benzina non conviene più», racconta uno dei 239 gestori presenti sul territorio di Bergamo. Gli ultimi anelli della catena – consumatori e benzinai – sono piegati dal caro petrolio. Ieri un nuovo record dei carburanti: benzina e gasolio hanno raggiunto quota 1.545 euro al litro nei distributori della Shell, ma anche molti altri marchi hanno ritoccato all’insù i loro listini. Se per i cittadini andare in vacanza a Cattolica in automobile significherà contare nel budget almeno 100 euro solo per il pieno di carburante, il 20% in più circa rispetto all’anno scorso, i benzinai forse non si potranno neppure permettere di andarci in ferie con la famiglia. Si dicono infatti strangolati dai guadagni risicatissimi e dalle pressioni delle banche. Pronti a un nuovo sciopero, come ha dichiarato Luca Squeri, presidente della Figisc-Confcommercio, se le compagnie petrolifere non si siederanno a un tavolo per mettere un freno alle «insostenibili condizioni applicate ai benzinai».Chiuso il 20% degli impianti«Ho dovuto ipotecare la casa – racconta ancora il benzinaio che chiede di non essere citato per non perdere ulteriormente credito nei confronti degli istituti finanziari – come garanzia per le banche. Io devo pagare anticipatamente il rifornimento di carburante a inizio mese alla compagnia petrolifera. Molti di quelli che rifornisco, soprattutto i grossi clienti, mi pagano alla fine del mese e magari con carta di credito, significa che il mio guadagno è completamente assottigliato. Mettici poi lo stipendio per il dipendente e le spese e alla fine porto a casa poco più di un migliaio di euro impiegando anche mia moglie e mio figlio nei turni». Per le piccole pompe di benzina sembra non esserci molto campo all’azione: sopravvivono i gestori legati ai servizi dei centri commerciali ma solo in città l’Ascom registra la chiusura di un benzinaio su quattro negli ultimi cinque anni. «I gestori aperti nel 2003 – osserva Oscar Fusini, responsabile area istituzionale delle categorie per Ascom Bergamo – erano 282 in città e provincia. Oggi (con dati aggiornati al 31 marzo 2008, ndr) sono 239. Hanno chiuso 43 impianti con un calo del 15% sul territorio. Se poi si guarda alla città si è passati da 57 a 44 in cinque anni, il 20% circa in meno. Una chiusura dovuta per un verso a un piano di razionalizzazione degli impianti sul territorio e dall’altro da una mancanza di convenienza soprattutto per gli impianti più piccoli a tenere aperto».«Ipotechiamo la casa»«Il caro carburante – spiega Beppe Milazzo, presidente del Gruppo benzinai Ascom Bergamo – non sta mettendo solo in crisi i bilanci delle famiglie, ma degli stessi gestori carburanti che, nonostante lavorino in strada anche nove ore al giorno sotto le intemperie e con il rischio di essere rapinati, hanno un margine di guadagno sempre più risicato tanto da far maturare l’idea di lasciare l’attività. Su 50 euro di carburante che il cliente paga alla pompa, il margine del benzinaio è di poco più di un euro (1,012), ma può arrivare anche a 50 centesimi. Scende infatti a 0,753 euro se il cliente si avvale della prepagata della compagnia petrolifera e arriva fino a 0,572 se il pagamento è rinviato a fine mese e magari con carta di credito». Il benzinaio infatti paga il carburante alla consegna, prima di averlo venduto. Più il prezzo del carburante cresce e maggiore è il capitale che il gestore deve anticipare alle compagnie con il rischio di indebitarsi con prestiti sempre più gravosi presso le banche. «Nel 2007 – spiega Milazzo – un autobotte completa di carburante richiedeva un anticipo di capitale di circa 44.500 euro. Oggi per la stessa quantità di merce è richiesto un anticipo di oltre 60 mila euro. Soldi che il gestore, come già detto, paga e che incasserà solo dopo molti giorni. I benzinai non ce la fanno più a sostenere questi esborsi e le banche negano ulteriori prestiti».Agevolazioni dalla Fogalco«A ogni aumento del prezzo del carburante – continua ancora Milazzo – lo Stato guadagna sempre di più perché le accise e l’Iva sono proporzionali e quindi sempre più alte. Anche le compagnie ci guadagnano perché aumentano subito i prezzi rispetto al petrolio che hanno acquistato molto tempo prima a prezzi più bassi. Molti colleghi stanno mollando e altri stanno pensando di lasciare l’attività perché sembra non ci sia una via d’uscita». Per venire incontro ai benzinai la Fogalco, la cooperativa di garanzia di Ascom, sta predisponendo delle linee di garanzia ad hoc per il settore in questione. «Così come abbiamo fatto per gli agenti di commercio – spiega il segretario Fogalco, Antonio Arrigoni – e per gli ottici, ora stiamo cercando di creare in accordo con i 28 istituti bancari delle linee di credito ad hoc per i benzinai».Benzinai pronti allo scioperoMa anche i benzinai hanno delle richieste e sono pronti allo sciopero nel caso non venissero accolte. «Sicuramente non chiediamo margini più alti – spiega Milazzo – perché questo è il motivo di contesa in un decennio di lotta sindacale con le compagnie, ma almeno un margine percentuale che ci consenta di far fronte a tutti i rincari. Mentre altre categorie, ad esempio i tabaccai, che come noi, si assumono i costi e i rischi di essere degli esattori dello Stato, hanno comunque un margine percentuale che pur basso (10% e 4 volte il nostro) aumenta al crescere del valore del tabacco, noi benzinai a ogni rincaro del prezzo dei carburanti abbiamo un margine fisso che diminuisce proporzionalmente».(13/06/2008)

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