Bergamo, 600 negozi fra storia e qualità

Botteghe di prodotti enogastronomici di qualità, boutique e grandi firme, negozi di lunga data e poche grandi catene di abbigliamento. Il tutto immerso in palazzi d’epoca, luoghi di culto dal valore artistico, gallerie e cinema per l’intrattenimento. Bar e ristoranti distribuiti su tutto il centro, arredo urbano e isole pedonali a singhiozzo (sia per dislocazione che orari). Sembrano essere queste le le caratteristiche del «centro commerciale» cittadino. Se in Europa, da Lincoln in Gran Bretagna a Namur in Belgio, ma anche in alcune metropoli italiane, i distretti del commercio sono ormai una realtà consolidata, per commercianti e istituzioni i punti di forza per lanciare l’isola dello shopping orobico sembrano essere proprio la storia, la tipicità, l’alta qualità e la cultura. Mentre l’isola pedonale è ancora tutta da studiare, Bergamo è pronta a presentare un progetto al bando dei distretti commerciali della Regione entro fine novembre per accedere a un finanziamento da un milione di euro. Ecco quale sembra essere l’elemento distintivo del centro su cui puntare per il futuro «shopping centre» dopo una passeggiata da «turisti per un giorno» nella nostra città.Botteghe e storiaSi passa dalla vetrina di formaggi tipici, alle gastronomie e le enoteche, ma anche la cioccolateria nel chiostro, il panificio che confeziona pizzoccheri e la selezione di funghi doc. Piccole botteghe di alimentari - circa una cinquantina secondo i dati Ascom Bergamo - popolano il centro della città in un itinerario (per ora virtuale) tra prodotti tipici e ghiottonerie dell’enogastronomia bergamasca. Le botteghe restano il punto di forza del centro cittadino: non solo di alimentari ma anche di artigianato (sono 150 tra calzolai, cappellai, negozi di antiquariato e di cornici solo per fare qualche esempio), di commercio non alimentare (217) e di abbigliamento e calzature (274). Tra questi fanno capolino piccoli negozi di giovani stilisti, ma anche antiche botteghe di commercianti storici della città, alta sartoria. Tante boutique monomarca e poche catene di abbigliamento a prezzi più contenuti. E i piccoli negozi conservano il sapore della storia con 24 vetrine storiche appunto. Su 693 tipologie di esercizi commerciali, sono una sessantina le medie strutture (sopra i 250 metri quadrati) e solo due le catene della grande distribuzione (oltre i 2.500 metri quadrati di superficie). Un elemento distintivo quello dei negozi di vicinato rispetto alla tipologia dei centri urbani d’Oltralpe dove le grandi catene commerciali e le gallerie la fanno da padrone. Qui i centri commerciali non sono in pieno centro, ma in compenso costellano le immediate vicinanze e l’hinterland. Viene da pensare che, con tanti piccoli negozi, la nascita di un distretto commerciale è tutta in salita, perché le teste sono tante e il giro d’affari di una famiglia di negozianti non così grande da sostenere grosse scelte economiche condivise.Qualità e storia però sono anche punti di forza per negozi che, oltretutto, si trovano immersi in una cornice d’arte e cultura non indifferente ma un po’ da scovare, come le tante chiese che aprono a tesori di arte e di affreschi, ma anche i monumenti, le gallerie d’arte e i negozi di design, i cinema. Sono i turisti quelli che si fermano per fare uno scatto, quasi a ricordare ai bergamaschi distratti che tutta quella cornice d’arte non è esattamente un optional ma un’altra carta da giocare.Ristoranti e bar ovunqueIl centro però è anche il luogo dei servizi: dalle banche agli uffici comunali, dalle agenzie immobiliari a quelle interinali (280 in tutto). Una costante in tutte le città europee. Ma qui ci si scontra con gli orari dei negozi. Se all’una il centro di Düsseldorf è pieno di gente che fa shopping, lo stesso non si può dire di Bergamo dove la maggiorparte delle saracinesche si abbassano. E i tempi delle aperture, nonostante le liberalizzazioni, sono ancora inclementi nei confronti dei possibili clienti in pausa pranzo. Non c’è mezzo di approfittare della pausa pranzo dove, a parte le grandi catene e le librerie, gli esercizi chiudono, e soprattutto a chiusura degli uffici e all’uscita dal lavoro, dopo le 19,30 non si trova più un negozio aperto. È allora che, fatta eccezione per il sabato, nelle altre sere della settimana il centro suona desolatamente vuoto. Vada per l’inverno e la pioggia che non incoraggia certo a uscire, ma se ce la fanno i tedeschi, nel rigido inverno teutonico, anche i bergamaschi magari si intratterrebbero fino alle 20 almeno a fare qualche acquisto. A quel punto, se manca il pane oppure una lampadina, non resta che ricorrere al centro commerciale.E in fatto di orari un altro fattore chiave è quello della ristorazione e dei bar. In centro i ristoranti e i bar sono 212 distribuiti a macchia d’olio. Niente zona Navigli per i locali notturni come nella vicina Milano o per gli aperitivi. I bar però danno il buon giorno fin dalla italianissima prima colazione, in cui restano affollati e accoglienti per un imprescindibile cappuccino e brioche. Poi nella mattinata accompagnano per un caffè e buona anche la ristorazione di tutti i generi, da pub al ristorante fino alla pizzeria e al fast food per il pranzo. Anche sul thé pomeridiano per le mamme con il passeggino non manca la ricettività. La situazione anche qui diventa più critica dopo l’aperitivo: restano aperti pochi locali e sparsi in tutta la città non concentrati in un luogo definito. Meglio per i residenti che si lamentano dei rumori ma per gli stessi diventa un problema l’insicurezza delle vie deserte.Isole pedonali a macchiaPensare ai distretti commerciali poi coinvolge inevitabilmente l’ambito della mobilità. Confesercenti ha nuovamente lanciato a questo proposito l’idea di una grande isola pedonale in un’area centrale che corre sulle direttive dalla stazione alla funicolare, ma anche da via San Bernardino a piazzetta Santo Spirito. Qui il modello europeo si divide in zone in cui l’isola pedonale è compatta e isole pedonali a macchia. La seconda sembrerebbe percorribile anche per la nostra città dove di fatto ci sono già vie pedonalizzate con ingresso consentito solo al carico e scarico. Sui mezzi pubblici non abbiamo niente da invidiare alle cittadine del bacino della Ruhr ma ancora lunga è la strada delle ciclabili (dove le due ruote sono anche agevolate da un arredo urbano con marciapiedi rasoterra). Una dozzina i parcheggi del centro, alcuni (come quello di via Baschenis) ancora poco battuti dai cittadini. Per i commercianti, in questi giorni sul piede di guerra per le Ztl, la facile e rapida accessibilità resta una priorità per un distretto del commercio da far invidia ai colleghi tedeschi.(10/11/2008)

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