Bergamondo, ci sono anche i profughi
Nei quarti sette africane e la Romania

Una domenica serena, normale, come per tutti gli altri. Confusi tra giocatori e pubblico del Torneo Bergamondo, ci sono i richiedenti asilo ospitati in Bergamasca, giunti via mare e in fuga dalla Libia.

Qualcuno è stato accolto in squadra e gioca, anche se fatica a capire l’italiano, altri hanno camminato dal vecchio Gleno, dove abitano, sino all’oratorio di San Francesco, per vedere il mondiale delle comunità straniere residenti in provincia. Non conoscono bene l’iniziativa, ma per qualche ora i loro problemi sono messi da parte.

«Abbiamo preso con noi alcuni ragazzi accolti al Gleno - conferma l’allenatore nigeriano Samuel Osas, da 12 anni a Bergamo -. Non è semplice, perché in campo non sempre ci capiamo, però in questo modo cerchiamo di far conoscere e capire com’ è la vita in Italia. C’è chi è appena arrivato che pensa che qui sia tutto oro». In tribuna, invece, ci sono diversi giovani gambiani. Guardano giocare i compagni della Nigeria e in inglese chiedono come possono organizzare una loro nazionale, visto che non esiste una comunità di connazionali radicata in provincia.

Dal punto di vista sportivo, domenica 24 maggio si è conclusa la prima fase a gironi: passano ai quarti di finale sette squadre africane e una europea. A punteggio pieno due possibili sorprese del torneo: la Romania e il Camerun. Ben figura anche l’Egitto, vincitore del girone C con 7 punti. Poi le solite note: il pluricampione Senegal, l’eterna seconda Costa d’Avorio, la temibile Burkina Faso, le tenaci Ghana e Marocco. Tantissimo il pubblico presente sugli spalti, soprattutto quello delle nazionalità più numerose come la Bolivia.

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