Bossetti e l’attacco della difesa sul dna
I genetisti: «La prova scientifica è certa»

La relazione del consulente della procura: il dna mitocondriale non è attribuibile al muratore. Gli esperti: ma quello che conta è il dna nucleare e i risultati di quattro laboratori non lasciano dubbi.

Il dna mitocondriale di Massimo Bossetti non è stato rilevato nella traccia mista di Yara e «Ignoto 1» trovata sugli slip della tredicenne e considerata da sempre quella più significativa. Lo scrive in una corposa relazione, depositata in procura all’inizio del mese, Carlo Previderè, responsabile del laboratorio di genetica forense dell’Università di Pavia incaricato dal pm Letizia Ruggeri di analizzare i circa 200 capelli e peli trovati sul corpo di Yara, quelli ritrovati sul furgone di Bossetti e di spiegare tutti i passaggi che hanno portato a dare un nome e un volto a «Ignoto 1».

Sono stati proprio gli esperti dell’Università di Pavia, nel giugno scorso, a stabilire che era Ester Arzuffi la madre naturale del presunto assassino di Yara e di arrivare così a Bossetti.

Illustrando l’analisi mitocondriale del campione misto ritrovato sugli slip di Yara, effettuata dai Ris di Parma, Previderè scrive che evidenzia una «componente maggioritaria» riferibile a Yara e una minoritaria di «difficile interpretazione». Situazione «apparentemente in contraddizione rispetto a quanto atteso dalle analisi genetiche su campioni biologi commisti» a cui l’esperto tenta di dare una spiegazione. Ci può essere «un numero di mitocondri diverso nelle cellule delle due componenti (vittima e indagato), nel caso in cui queste provengano dallo stesso tessuto biologico (per esempio sangue della vittima e sangue dell’indagato)». In parole povere, il profilo mitocondriale di Yara potrebbe aver «coperto» quello di «Ignoto 1».

C’è, sicuramente, un’anomalia, e ci sono stati anche degli errori: «Si è sbagliato confrontando il dna delle 532 donne che avevano lasciato la Valle Seriana con il dna di Yara e non con quello di “Ignoto 1” – spiega Giorgio Portera, consulente della famiglia Gambirasio –. L’errore è stato scoperto grazie a noi, quando abbiamo chiesto l’analisi dei peli ritrovati sul corpo di Yara. Ma proprio grazie alle nuove analisi del dna mitocondriale si è arrivati all’individuazione di Ester Arzuffi e da lei al figlio Massimo Bossetti».

Il dna di «Ignoto 1» trovato sugli slip e sui leggings di Yara è stato analizzato quattro volte in quattro laboratori diversi: i Ris di Parma, lo stesso professor Carlo Previderè, l’équipe della professoressa Cristina Cattaneo dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Milano e gli esperti di bioinformatica e genomica traslazionale dell’ospedale San Raffaele di Milano. Tutti hanno dato lo stesso risultato, quel dna era di Massimo Bossetti. «È il dna nucleare l’unico che permette di identificare con certezza una persona – conferma il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’Università di Tor Vergata – e non ci sono dubbi sulla presenza di queste tracce e sulla corrispondenza con Bossetti. Il fatto che il dna mitocondriale rilevato appartenga in gran parte alla vittima, poi, non inficia il dato precedente: può essersi degradato e possono essere rimaste più tracce di quello della vittima e non del suo assassino. Oppure può essere dipeso dalla metodologia con cui sono state eseguite le analisi. Non c’è nulla di strano, può capitare».

Ma l’avvocato Claudio Salvagni, che difende il muratore di Mapello, non ci sta e annuncia la presentazione di una nuova istanza di scarcerazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA