Calderoli: riaprire l’Asinara per i terroristi
E in Sardegna scoppia un polverone

Riaprire l’Asinara. Riaprire il carcere sardo di massima sicurezza nell’isola che dal 2002 è area protetta e parco nazionale. Non è la prima volta che qualcuno ci pensa.

Stavolta, con lo scopo di rinchiuderci i terroristi islamici, l’idea è venuta al vicepresidente del Senato, il bergamasco Roberto Calderoli, che ha fatto propria una vecchia proposta del segretario nazionale del Sappe, Donato Capece, rilanciata domenica 10 gennaio da alcune testate online.

HA RAGIONE IL SAPPE: GIUSTO RINCHIUDERE ALL'ASINARA I TERRORISTI ISLAMICI E I PREDICATORI D’ODIOCondivido pienamente...

Posted by Roberto Calderoli on Domenica 10 gennaio 2016

«Portiamo i terroristi all’Asinara, per la nostra sicurezza nazionale e in modo che i potenziali jihadisti sappiano che in caso di cattura li aspetta un carcere duro e l’isolamento totale dal mondo esterno», ha detto il senatore e Responsabile Organizzazione e Territorio della Lega Nord. La proposta è piaciuta anche al presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che l’ha subito twittata.

Contrario, invece, il segretario di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: «Non ho dubbi sul fatto che coloro che fossero stati catalogati come integralisti nelle nostre carceri andrebbero isolati, ma il luogo non potrebbe essere il carcere dell’Asinara, oggi parco nazionale in una Sardegna che ha quantomai bisogno di attrarre turismo», ha spiegato all’Ansa.

Calderoli ha affermato di condividere l’idea di Capece, che nel novembre scorso - dopo che quattro detenuti del carcere di Rossano accusati di radicalismo islamico avevano inneggiato alle stragi di Parigi - aveva prospettato l’utilizzo dell’Asinara. Dichiarazioni rimbalzate sul web e riprese da Calderoli.

E in Sardegna si è si alzato un nuovo polverone. Il deputato di Unidos, Mauro Pili, già governatore della Sardegna, ha definito «porcata» la proposta di Calderoli, sostenendo che «l’isola è un parco naturale, non una discarica di terroristi».

Il carcere di massima sicurezza dell’Asinara fu istituito negli anni ’60 e qui vennero rinchiusi brigatisti e mafiosi del calibro di Raffaele Cutolo e Salvatore Riina. Nell’agosto del 1985 i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino si rifugiarono nell’isola-carcere per scrivere in tutta sicurezza l’istruttoria per il maxi processo alla mafia che si aprì l’anno seguente.

La ribalta è tornata nel 2010 con l’occupazione del vecchio carcere di Cala d’Oliva da parte di un gruppo di lavoratori della Vinyls, azienda chimica del petrolchimico di Porto Torres in forte crisi: per tutti l’Asinara divenne «L’isola dei cassintegrati».

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