Carovita, in 7 mesi 183 famiglie rimaste senza casa per morosità

Le cifre sono davvero allarmanti: certo, si parla da tempo di carovita e di difficoltà nel riuscire a far quadrare il bilancio familiare, ma se in soli 7 mesi, da gennaio a luglio 2008, nella Bergamasca risulta che sono 183 le famiglie colpite da provvedimenti di sfratto per morosità il quadro si fa chiaramente preoccupante. E la situazione riguarda in particolare la città, visto che del totale delle famiglie sfrattate 109 abitano nel capoluogo. «Dire che siamo all’allarme è dire poco – sottolinea Roberto Bertola, del Sicet (sindacato inquilini) per la Cisl – . Queste infatti sono solo le cifre ufficiali, e neppure complete, che siamo riusciti a ottenere dalle cancellerie dei tribunali. Ma il fenomeno è molto più ampio perché tantissime famiglie in affitto, e ci risulta da contatti quotidiani, ormai in difficoltà nel pagare il canone arrivano a una sorta di "accordo in nero" con i proprietari della casa, accettando l’invito ad andarsene dall’alloggio senza arrivare al tribunale dietro la promessa di un aiuto, tramite amici o conoscenti, nel trovare un altro appartamento da affittare a costo più basso. E molto spesso questo appartamento, una volta lasciato quello per cui si era in difficoltà, non c’è affatto». Una situazione che è andata peggiorando nei mesi: basti pensare, infatti, che nel periodo gennaio-dicembre 2007, i provvedimenti esecutivi di sfratto, richieste di esecuzione, e sfratti eseguiti nella città e in provincia di Bergamo si era a 11 per necessità del locatore, 15 per finita locazione, 204 per morosità, per un totale di 230. L’anno successivo, appunto il 2008, siamo già a 183 provvedimenti in soli 7 mesi. «E oltretutto diventa necessario evidenziare che ormai gli sfratti che nella Bergamasca vengono eseguiti con l’ufficiale giudiziario riguardano per il 90% problemi di morosità: la gente è talmente in difficoltà che non riesce neppure ad arrivare al termine della locazione. Insomma le famiglie non riescono più a pagare l’affitto – sottolinea Patrizia Zambelli, del sindacato degli inquilini Sunia per la Cgil – .Oltretutto, se fino a qualche anno fa queste difficoltà nel pagare il canone d’affitto riguardavano soprattutto le persone extracomunitarie che erano venute nella Bergamasca per trovare un lavoro, ora sono proprio i nuclei familiari bergamaschi a trovarsi in grande difficoltà: riceviamo almeno 10 richieste d’aiuto al giorno, e sono frequenti i casi di famiglie monoreddito che si trovano sul lastrico perché chi lavorava ha perso il posto. Per non parlare del fatto che oggi il carovita pesa notevolmente sugli stipendi non più adeguati: ormai un affitto mensile come minimo pesa sul bilancio per oltre 500 euro. Una spesa non indifferente». E, aggiunge Patrizia Zambelli ai casi ufficiali vanno aggiunti anche quelli «irregolari». «Sì, perché non manca il fenomeno, purtroppo, di proprietari di alloggi che si fanno versare, senza rilasciare alcuna ricevuta, parte dell’affitto in nero, o la cauzione anche: così quando chi ha affittato la casa si trova in difficoltà, ha anche il problema di non poter neppure dimostrare di aver versato dei soldi». E se continuano a crescere le famiglie bergamasche che per problemi d’affitto rischiano lo sfratto, la situazione si fa ancora più allarmante se si pensa che per queste persone sarà sempre più difficile trovare un alloggio. «Già, e su questo punto intendiamo batterci in modo davvero incisivo, sensibilizzando i politici – sottolinea Roberto Bertola, del Sicet Cisl – . Infatti, mentre nel passato Governo si era fissata una quota di 544,50 milioni di euro per la costruzione di case per sfrattati, ora con il maxiemendamento che probabilmente passerà al Senato entro agosto questo fondo finisce in un generico Piano casa che di sociale non ha nulla. Diventa un fondo destinato semplicemente alla realizzazione di alloggi, che per una quota dovrebbero riguardare la cosiddetta fascia "in difficoltà". E intanto gli sfrattati dove vanno a stare? Quel fondo va ripristinato».(27/07/2008)

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