Casa di riposo, la commissione va in frantumi: lasciano in cinque

Non hanno digerito il mancato invito alla riunione di mercoledì.

«Rassegno le dimissioni in quanto ritengo che non esistano più le condizioni per lavorare serenamente. Ribadisco comunque il mio impegno all’interno del consiglio comunale per affrontare la difficilissima situazione della Casa di riposo». Gianfranco Ceci (Forza Italia) se ne va dalla commissione speciale per il Gleno senza dare troppe spiegazioni. Ma non servono dietrologie per capire che questo congedo, annunciato ieri sera durante il Consiglio comunale straordinario sulla stessa Casa di riposo, è legato alla riunione convocata dal sindaco il giorno prima. In Comune erano state, infatti, invitate tutte le parti interessate, eccetto i rappresentanti della commissione di saggi. Uno «sgarbo istituzionale» che ai componenti della commissione non è andato giù. Così come a molti esponenti della minoranza non è andata giù l’assenza del sindaco dal consiglio di ieri («Aveva importanti impegni istituzionali per il futuro della città», ha spiegato l’assessore Maurizio Bonassi).

Maddalena Cattaneo (Ds) apre le danze con una dichiarazione bruciante: «È sconcertante - afferma - che della commissione speciale non sia stato invitato nessuno. Una vicenda vergognosa con cui il primo cittadino ha di fatto delegittimato il lavoro della commissione e quindi anche del Consiglio. L’assenza di stasera, poi, è una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini».

Alle dimissioni di Ceci sono seguite quelle di altri commissari: Maddalena Cattaneo (Ds), Laura Scotti (Lega), Marco Brembilla (Margherita), Zaira Cagnoni (Ccd). «Se è venuta meno la fiducia nei nostri confronti - incalza la stessa Cagnoni - a questo punto è meglio togliere il disturbo. Anche perché a certe domande nessuno ha risposto: cosa si intende fare, ad esempio, affinché in futuro non si ripresenti una situazione così drammatica dal punto di vista gestionale?».

Fine della commissione speciale? Sembrerebbe proprio di sì, nonostante gli appelli rivolti sia dal vicesindaco Franco Tentorio sia dal capogruppo di An Giovanni Potenza a fare un passo indietro. Consumata l’eclatante rottura - queste dimissioni vanno lette anche alla luce di uno scenario politico all’interno di Forza Italia a dir poco movimentato -, il dibattito è tornato a monte, e cioè agli ordini del giorno urgenti presentati sul Gleno: quello della maggioranza in cui il contributo di 300 mila euro da utilizzare per contenere l’aumento delle rette non era subordinato alla sospensione della delibera con cui sono stati decisi gli stessi incrementi; i due delle minoranze in cui invece i 300 mila euro avrebbero dovuto essere vincolati proprio alla revoca della delibera in questione. Passa come previsto il primo (20 voti favorevoli, 8 contrari) e adesso bisognerà attendere la quantificazione degli avanzi di bilancio: «Il contributo si aggirerà tra i 250 e i 300 mila euro - ha ribadito l’assessore al bilancio Franco Tentorio - e confermo che l’orientamento della giunta è di distribuirli in maniera mirata e cioè ai più bisognosi, anziché a pioggia».

Intanto da Marco Brembilla arriva un’altra proposta: «Perché accanto alle tanto sbandierate grandi opere non se ne affianca anche una di carattere sociale - ha concluso il rappresentante della Margherita - per cui l’amministrazione acquista la casa albergo dal Gleno, la ristruttura e poi la ridà in concessione alla stessa Rsa?».

Su L’Eco di Bergamo del 7 marzo 2003

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