Yara, le analisi dei Ris sui vestiti
Tracce del furgone di Bossetti

Sui pantaloncini della tredicenne di Brembate Sopra minuscoli frammenti di tessuto dei sedili del furgone di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello che dal carcere continua a proclamarsi innocente.

Ha trovato conferma in ambienti giudiziari bergamaschi la circostanza che, stando agli ultimi esami del Ris dei carabinieri, sui pantaloni di Yara Gambirasio sono state trovate tracce di tessuto del sedile del furgone Iveco Daily di Massimo Bossetti, il muratore in carcere dal 16 giugno scorso per l’omicidio di Yara Gambirasio.

È un indizio che complica la posizione del muratore il quale, recentemente, si è visto respingere un’istanza di scarcerazione dal gip di Bergamo. Il difensore di Bossetti, Claudio Salvagni, aveva incentrato la richiesta sui dubbi riguardanti i risultati dell’esame sul dna mitocondriale. Il gip aveva spiegato che, dal punto di vista forense, rilevava l’esito del dna nucleare e quello era certamente del muratore a carico del quale, ora, spunta questo nuovo indizio sulla scorta del quale la ragazza sarebbe effettivamente salita sul furgone che, secondo gli investigatori, risulta essere stato per circa un’ora intorno alla palestra di Brembate dalla quale Yara sparì proprio il 26 novembre del 2010. La tredicenne fu trovata uccisa esattamente tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola.

Gli investigatori avevano fatto analizzare le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della zona a degli esperti dell’Iveco ed erano giunti alla conclusione che, per alcune caratteristiche particolari del mezzo, quello fosse proprio di Bossetti. La difesa del muratore affronterà il 25 febbraio un’udienza in Cassazione per una nuova richiesta di scarcerazione. A dare notizia dell’indiscrezione relativa alle tracce del furgone era stata La Stampa nell’edizione del 17 febbraio.

Nel frattempo per l’operaio marocchino Mohamed Fikri, arrestato a dicembre del 2010 e poi rilasciato perché risultato estraneo al delitto, la Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello: il marocchino ha il diritto di ricevere l’indennizzo per ingiusta detenzione e i danni morali per essere stato indicato come il killer di Yara Gambirasio: 1.200 euro per i tre giorni di custodia cautelare, 8 mila per i danni morali e 580 euro per spese sostenute in diretta dipendenza della carcerazione.

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