Cent’anni fa uccise sette persone
La storia mai chiusa di Simone Pianetti

I soprusi, lo scontro con le autorità e i concittadini, il proposito di vendetta e il massacro, la fuga, il pentimento e il mistero della sua scomparsa. Domenica saranno trascorsi cent’anni da quel drammatico 13 luglio 1914 quando Simone Pianetti uccise sette persone.

I soprusi, lo scontro con le autorità e i concittadini, il proposito di vendetta e il massacro, la fuga, il pentimento e il mistero della sua scomparsa. Domenica prossima saranno trascorsi cent’anni da quel drammatico 13 luglio 1914 quando Simone Pianetti uccise, in tre ore di follia, sette persone.

Ma l’eco di quella strage ancora non si è spento in Val Brembana e, a distanza di un secolo, il nome del «giustiziere solitario» di Camerata Cornello è ancora usato da qualcuno -più per scherzo che con reali intenzioni - per mettere in guardia qualche «nemico»: «Arda che fö come ol Pianet!».

«Un enigma mai risolto». Così lo definisce Denis Pianetti, pronipote di Simone (ovvero figlio del fratello Pasquale) che venerdì sera, all’oratorio di Camerata Cornello presenterà il libro sulla storia del suo antenato.

Nel 1915 Pianetti, che fuggì dopo la strage, fu condannato all’ergastolo in contumacia ma la sentenza non è mai passata in giudicato e il processo è ancora oggi pendente (quindi anche l’ordine di cattura). «Quella di Simone – scrive il pronipote Denis – è la storia di un uomo portato all’esasperazione da quei compaesani che egli vedeva come i rappresentanti di un potere ostile e ottuso, causa dei propri fallimenti».

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