Come battere la criminalità commerciale nel tempo della globalizzazione

Contrasto dell’attività criminale nel contesto della globalizzazione, strumenti repressivi a disposizione e strategie. È stato il tema della conferenza tenuta dal generale Angelo Ferraro, comandante dell’Area interregionale nord occidentale della Guardia di Finanza, svoltosi all’Università di Bergamo.

«Il mercato globale - ha sottolineato - sfugge alla potestà regolatrice degli Stati nazionali». Ed è in questo contesto che si verificano anche «violazione dei diritti dell’uomo, carenza di regole e fragilità delle istituzioni sovrannazionali che dovrebbero farle rispettare, esclusione dai benefici della ricchezza di una parte rilevante della popolazione mondiale, capacità collusiva della criminalità organizzata». Per questa ragione «L’impresa criminale - ha ribadito il generale Ferraro - beneficia delle risorse della globalizzazione anche per lo smercio di droga e armi e il traffico di denaro sporco, mentre i paradisi fiscali costituiscono un valido ombrello per le iniziative illegali grazie alla bassa vigilanza e alla protezione di un forte segreto bancario". Su questo terreno fertile ha affondato le proprie radici anche il terrorismo internazionale, "volatile, dotato di strutture complesse ma agili, ispirato in termini razziali e culturali, difficile da localizzare nelle sue articolazioni e quindi altrettanto difficile da colpire».Serve, quindi, una strategia globale sul modello di quella impostata dalla risoluzione Onu del 28 settembre 2001, primo atto successivo agli attentati alle Twin Towers di New York e al Pentagono, a Washington, l’11 settembre. Una strategia basata su cinque punti: innanzitutto «scoraggiare gli scontenti dalla tentazione di rispondere agli appelli dei terroristi, contrastare la fornitura di mezzi per possibili attacchi, anche nucleari, dissuadere gli Stati dal sostenere tali gruppi, sviluppare la prevenzione e tutelare i diritti dell’uomo»; quindi «scelte politiche che si traducono, nei fatti, in forme concrete di cooperazione, per esempio nella lotta al riciclaggio, con gli stessi operatori bancari e finanziari». Ma rimane ancora un problema e di non poco0 conto è’, per dirlo con le parole dell’alto ufficiale, «il buco nero dei paradisi fiscali. L’auspicio è che anche sul fronte della criminalità possa trovarsi la medesima, stretta collaborazione che ha unito gli Stati contro la minaccia terroristica».

(08/04/2005)

© RIPRODUZIONE RISERVATA