Continua a salire il numero delle vittime
Bruxelles, si cercano filmati per le indagini

Continua a salire il bilancio ufficiale delle vittime degli attacchi di martedì 22 marzo a Bruxelles. Secondo gli ultimi dati forniti nella serata dal ministro della Sanità belga, Maggie De Block, i morti sono 31 mentre il numero dei feriti è di almeno 250 persone.

Delle vittime - secondo gli stessi dati - 11 sono quelle rimaste uccise nell’attentato alla stazione della metro mentre altre 20 hanno perso la vita all’aeroporto.

La polizia di Bruxelles, intanto, ha rivolto un appello alle persone che potrebbero aver filmato gli attacchi nell’aeroporto e nella metropolitana della capitale belga perchè consegnino i filmati aiutando così le indagini. La polizia ha fatto la richiesta con un comunicato diffuso a tarda sera chiedendo aiuto a «chiunque abbia fatto un filmato amatoriale nel quale gli assalitori potrebbero essere ben visibili, cosa che potrebbe contribuire a individuarli».

Ma cosa è successo? Prima due kamikaze all’aeroporto, poi una bomba nella metropolitana all’ora di punta hanno seminato morte e paura colpendo il cuore dell’Europa. Il bilancio provvisorio degli attacchi è destinato a crescere per le condizioni gravi in cui versano alcune delle persone ricoverate in ben 25 ospedali della capitale. Al momento è stato possibile accertare che sono solo tre gli italiani rimasti coinvolti negli attentati, per fortuna in maniera non grave. Quasi tutti, dopo essere stati medicati, sono stati dimessi dall’ospedale.

Il duplice attacco è il più grave mai subito dal Belgio in tempo di pace e il premier Charles Michel, a cui è arrivato il sostegno di tantissimi leader europei e non - da Obama a Renzi, da Merkel a Cameron a Erdogan - ha promesso che la caccia ai colpevoli sarà condotta «senza tregua, giorno e notte», perché «noi siamo uniti e determinati a proteggere la nostra libertà che è stata colpita».

«È ancora presto per dire con certezza se gli attacchi di oggi siano legati a quelli di Parigi», ha detto durante una breve conferenza stampa il procuratore federale Frederic Van Leuw a cui sono state affidate le indagini. Ma intanto numerose perquisizioni sono state subito lanciate in diverse parti di Bruxelles e del Paese. E in un covo nel comune di Schaerbeek, quartiere della capitale già setacciato dopo gli attentati di Parigi, sono stati trovati un ordigno esplosivo con chiodi, prodotti chimici e una bandiera dell’Isis.

E proprio due ordigni con chiodi, secondo fonti ospedaliere, sarebbero stati utilizzati per l’attacco kamikaze condotto a Zaventem, l’aeroporto di Bruxelles. Qui, poco prima delle 8, ha preso il via la scia di sangue che ha sconvolto la capitale del Belgio e dell’Ue, frequentata ogni giorno da migliaia di persone provenienti dai quattro angoli d’Europa. La prima bomba è esplosa nei pressi dei banchi accettazione delle compagnie aeree. La seconda, dopo pochi secondi, ha devastato la zona di collegamento tra i banchi check-in e i controlli di sicurezza. I superstiti e i soccorritori si sono trovati davanti a una scena raccapricciante: corpi smembrati, sangue e vetri ovunque, una colonna nera di fumo che si levava verso il cielo. Neanche il tempo di capire che cosa fosse successo e un altro attentato, alle 9.11, seminava morte e terrore dentro un vagone nella metropolitana mentre il convoglio era fermo alla fermata di Maalbeek, nel centro del quartiere che ospita le istituzioni europee.

A questo punto è scattato l’allarme rosso: tutta l’area è stata blindata dalle forze di polizia, lo stato di allerta è stato portato al massimo livello (4) in tutto il Paese, i trasporti pubblici sono stati sospesi e le stazioni chiuse. Le prime indagini condotte dagli inquirenti hanno portato all’individuazione di tre sospetti grazie a un fermo immagine preso dalle telecamere dell’aeroporto che li riprende mentre spingono dei carrelli-bagaglio con sopra dei grossi borsoni: due si sarebbero fatti saltare in aria, il terzo, con occhiali e cappello calato sulla testa, è oggetto di una caccia all’uomo per la quale la polizia ha chiesto l’aiuto della cittadinanza. I due presunti kamikaze indossano entrambi un solo guanto sulla mano sinistra: secondo i media, sarebbero serviti a nascondere i detonatori degli ordigni. Intanto, per proteggere gli obiettivi sensibili - stazioni, centrali nucleari, porti e aeroporti - il governo ha deciso di schierare altre centinaia di soldati e altri poliziotti che avranno anche il compito di sorvegliare le frontiere. E si fa strada l’ipotesi che l’arresto di venerdì scorso del più ricercato d’Europa - quel Salah Abdeslam membro del commando di Parigi che poi non ha avuto il coraggio di farsi saltare in aria ma è rimasto nascosto a Bruxelles per quattro mesi - abbia potuto imprimere un’accelerazione all’esecuzione di attentati che sicuramente sono frutto di un’accurata pianificazione.

«Continueremo a colpire l’Isis», ha assicurato Barack Obama da Cuba. Renzi ha sottolineato che la «minaccia è globale, ma i killer sono anche locali. Non è tempo né di sciacalli né di colombe». Per Hollande, con gli attacchi di Bruxelles «è stata colpita tutta l’Europa», cosa che impone di prendere «misure indispensabili» e proporzionate alla minaccia: la guerra «sarà lunga». Scioccato e preoccupato si è detto anche Cameron. E in una nota congiunta, i leader Ue hanno parlato di «attacco alla nostra democrazia».

L’aeroporto di Zaventem resterà chiuso, ma le scuole e i trasporti pubblici - tranne la metro - funzioneranno regolarmente nonostante i tre giorni di lutto nazionale decisi dal governo. Ma per il ritorno alla normalità ci vorrà sicuramente più tempo.

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