Crespi, futuro incertoCase o polo culturale?

Riattivazione delle centrali elettriche e insediamento di nuove attività economiche. Si articola su questi punti il progetto di recupero dello stabilimento di Crespi d’Adda studiato dall’ing. Slavoljub Rehnicer e presentato al convegno Crespi d’Adda: risorsa per lo sviluppo locale, organizzato dall’associazione Culturale Nema, dal Comune di Capriate San Gervasio e dal Parco Adda Nord.

L’Immobiliare Crespi d’Adda, proprietaria dello stabilimento, ha incaricato l’ing. Rehnicer di studiare un piano per recuperare la fabbrica, chiusa lo scorso anno. Lo stabilimento ottocentesco è costituto da pregiati edifici che coprono una superficie di 68.000 metri quadrati. Il progetto prevede di destinare metà dello stabilimento ad attività economiche e l’altra metà ad attività residenziali o ricettive, come un albergo. Per quanto riguarda l’ambito economico, due sono le destinazioni individuate: l’industria agroalimentare e la floricoltura.

Alcuni operatori di questi settori hanno confermato il loro interesse ad aprire, nelle aree recuperate, spazi espositivi e di pubblicizzazione dei loro prodotti. Il progetto di Rehnicer prevede di rimettere in funzione le due centrali elettriche, presenti nel villaggio. Il progetto presentato da Rehnicer si discosta dagli obiettivi di Cristiano Esposito, sindaco di Capriate San Gervasio, che durante la tavola rotonda ha ribadito l’intenzione della sua Amministrazione di insediare nello stabilimento un polo culturale.

A tale proposito si sono avuti colloqui informali con alcuni Atenei e vi sono discrete possibilità di ospitare nella fabbrica un distaccamento universitario. Esposito ha avanzato alcuni dubbi sul progetto elaborato da Rehnicer, perchè avrebbe un taglio più commerciale. Luigi Fontana, presidente dell’Associazione Italiana per il patrimonio archeologico industriale, ha sottolineato la necessità di trovare una convergenza di intenti tra i vari attori, dai quali dipenderà il futuro della fabbrica. (12/12/2005)

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