Da Israele la ricerca: per la variante Delta, Pfizer meno efficace del 30%

L’allarme arriva dal Ministero della Sanità di Israele. I dati diffusi martedì 6 luglio - pur confermando che il vaccino protegge dall’infezione grave e dall’ospedalizzazione - indicano che l’efficacia nel prevenire casi sintomatici è scesa di circa il 30% passando dal 94,3% (nel maggio scorso) al 64% di giugno in presenza della diffusione della variante Delta.

Gli stessi indici mostrano che per quanto riguarda la copertura da gravità dei casi e ospedalizzazione si è passati dal 98.2% di maggio scorso al 93% di giugno. Alla variante Delta è stato attribuito in Israele il 90% dei nuovi casi nelle ultime due settimane.

Gli scienziati tuttavia non sono concordi, e alcuni ricercatori israeliani hanno contestato i dati chiedendo maggiori dettagli.Anche in Italia c’è chi la pensa allo stesso modo, come nel caso di Massimo Ciccozzi, direttore dell’ Unità di Statistica medica ed epidemiologia del Campus Bio medico di Roma: «Non sono dati definitivi. Servono i numeri di almeno altri due o tre mesi per capire bene se il vaccino regge o non regge. A oggi potrebbe trattarsi di una fluttuazione dovuta alla maggiore contagiosità della Delta, ma bisogna indagare più a fondo prima di tirare le somme. In assoluto, direi che al momento bisogna stare molto attenti, ma restando ottimisti».

Di bicchiere mezzo vuoto parla Roberto Cauda, direttore del Dipartimento di scienze infettivologiche del Policlinico Gemelli di Roma, «Se la Delta diminuisce del 30% l’effetto del vaccino, vuol dire che funziona al 70%, e non è poco. Certo, la notizia che arriva da Israele non è incoraggiante. L’impatto che avrà in Italia questa variante lo vedremo tra qualche settimana».

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