Delitti di Scanzo, chiesto l’ergastolo per Poretti
Ventiquattro anni per il cugino Ardenghi

Ergastolo e isolamento diurno per sei mesi a Giuseppe Poretti di 56 anni, ventiquattro anni di carcere per il cugino Alessandro Ardenghi di 57 anni. Sono queste le richieste del pm Carmen Pugliese per i due bergamaschi accusati dell’uccisione - avvenuta il 3 agosto 2006 - di due cittadini romeni. L’ultima parola spetta ora alla Corte d’assise di Bergamo presieduta dal giudice Giovanni Ferraro, a latere Federica Gaudino.

Il processo a carico dei due imputati dell’omicidio di Dorin Cozman e Mircea Trif, e del tentato omicidio di altri due loro connazionali era iniziato lo scorso ottobre. Per l’accusa hanno sparato a quattro romeni che li avevano raggiunti alla casa di Poretti, uccidendone due e cercando poi di nasconderne i corpi in una tinozza. I carabinieri li avevano rintracciati e arrestati per omicidio. Durante il dibattimento, Poretti ha affermato che i due lo «minacciavano, volevano i soldi, e per questo li ho uccisi». Poretti - come è noto - era stato arrestato il 4 agosto dai carabinieri mentre era alla guida di un furgone sulla strada fra Romanengo e Offanengo, nel cremonese. Nel cassone, in un mastello, aveva i corpi delle vittime nascosti da segatura. Tutto era cominciato nella tarda serata del giorno precedente, quando i due romeni – Dorin Cozman 28 anni e un connazionale non ancora identificato - si erano presentati davanti a casa di Poretti, insieme ad una coppia di connazionali. La discussione probabilmente per motivi economici è degenerata e Poretti temendo il peggio aveva imbracciato un fucile e aveva fatto fuoco, colpendo alla testa i due ex dipendenti. Gli altri due, invece, erano riusciti a fuggire e a dare l’allarme ai carabinieri. La caccia all’uomo era finita quando Poretti era stato bloccato al volante del camioncino.

Qualche giorno dopo si era presentato in Procura, dopo aver vagato per due giorni lontano da casa, Alessandro Ardenghi: voleva raccontare la sua versione agli inquirenti, ma alla fine non ha convinto ed è stato fermato.

L’uomo si era difeso dicendo di non aver sparato ai due rumeni: «sono arrivato quando era già tutto finito. Con mio cugino abbiamo nascosto i corpi e poi siamo scappati». Ardenghi aveva detto che al momento del litigio tra i rumeni e Poretti si trovava sul balcone dell’abitazione. Uditi gli spari, sarebbe sceso al piano terra, nascondendosi dietro il furgone. Solo a tragedia avvenuta Poretti lo avrebbe chiamato, facendosi aiutare a far sparire i cadaveri e a sbarazzarsi della Rover a bordo della quale i rumeni erano arrivati.
(04/04/2008)

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