«Donna, musulmana e britannica»
L’identikit della nuova 007 inglese

«Donna, araba britannica, 23 anni, di Newcastle, musulmana devota». È questa la candidata ideale che l’MI6, i servizi segreti di sua maestà per l’estero, cercano in un insolito annuncio apparso sulla stampa.

Sulla pubblicità compare anche la sagoma stilizzata di una ragazza inglese qualsiasi, che indossa il velo e vive in uno dei tanti quartieri ad alta presenza islamica nel Paese. Si tratta di un chiaro tentativo per sottrarre potenziali volontarie pronte a partire per la Siria e unirsi all’Isis come «spose della jihad». Sono già molte che hanno fatto questa scelta, anche di età giovanissima, come le tre teenager della scuola londinese di Bethnal Green che senza dire nulla alla famiglia hanno comprato un biglietto per la Turchia e poi sono entrate in Siria. Lì, a Raqqa, una sorta di capitale dello Stato islamico, si riuniscono molte delle volontarie britanniche e da altri Paesi: alcune di loro vengono usate nella speciale polizia che controlla le strade facendo rispettare il decoro secondo la Sharia.

Ma i servizi di sua maestà, come del resto ha annunciato nei mesi scorsi anche l’esercito britannico, vogliono conquistare cuori e menti dei giovani musulmani, far emergere il loro orgoglio nazionale e spingerli a servire il Paese contro la minaccia jihadista. Cosa non facile visto il «successo» dell’integralismo e dei terroristi, spesso visti come «star», grazie anche ai social media in cui vengono raccontate, con dovizia di immagini, le loro gesta violente.

La perfetta spia donna per l’MI6, si legge ancora sull’annuncio del giornale (già usato in passato come mezzo per la ricerca di reclute), dovrebbe essere amante dei gadget elettronici e appassionata di jogging. Anche in questo caso sembra un’altra risposta ai volontari dell’Isis molto esperti di nuove tecnologie e che non possono rinunciare ad iPad e al telefonino nemmeno in battaglia.

E quindi l’appello: «Se rispondi a questi requisiti, contatta il Servizio segreto di intelligence». L’annuncio diventa ancora più significativo dopo le accuse fatte proprio ai servizi segreti di aver contribuito alla radicalizzazione di Jihadi John, identificato come il 26enne londinese Mohammed Emwazi, che avrebbe condotto le più cruente decapitazioni in video dei prigionieri in mano all’Isis. «Dobbiamo fare di più e continuare ad avere i migliori talenti nell’Esercito», ha detto di recente il capo di Stato maggiore britannico, sir Nicholas Carter, riferendosi alla necessità per le Forze armate di Sua maestà di reclutare di più tra le minoranze etniche, in particolare nella comunità musulmana. I dati del ministero della Difesa mostrano che ci sono 480 musulmani sotto le armi (lo 0.54% sul totale di 88.500 soldati), e non tutti sono di nazionalità britannica, ma di Paesi del Commonwealth.

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