Esplosione a Bologna, il poliziotto eroe
«Ho fatto solamente il mio lavoro»

Sono stabili e «non destano preoccupazioni» le condizioni dei due feriti ricoverati a Cesena nel reparto grandi ustionati dell’ospedale «Bufalini» in seguito all’esplosione avvenuta lunedì a Bologna all’altezza di Borgo Panigale sul raccordo tra la A1 e la A14.

I due, un poliziotto 31enne originario della provincia di Lecce, e un diciassettenne bulgaro sono stati condotti nel nosocomio romagnolo in seguito alle ustioni riportate nelle esplosione. Entrambi hanno riportato ustioni di secondo grado definite profonde. Per il poliziotto 31enne, ha spiegato il direttore del reparto grandi ustionati, Davide Melandri «si sta valutando l’ipotesi di una operazione» mentre il giovane bulgaro dovrebbe guarire in 30-40 giorni.

Il poliziotto è stato uno dei primi ad intervenire subito dopo l’incendio che ha coinvolto un’autocisterna sul viadotto che sovrasta la via Emilia a Borgo Panigale: l’agente è rimasto ustionato alla schiena in seguito alla forte esplosione e alla deflagrazione che è seguita. La maglietta ignifuga indossata dall’uomo si è liquefatta e ciò ha comportato le ustioni di secondo grado. Il poliziotto era intervenuto per bloccare il traffico diretto sotto il viadotto poi in parte crollato. Il 17enne, invece, è stato travolto dall’onda d’urto generata dall’esplosione mentre stava facendo merenda con degli amici.

«Io sono Riccardo, sono un poliziotto e ieri ho fatto solo il mio lavoro. Mi lusinga l’appellativo di eroe ma sono sicuro che qualunque altro poliziotto o carabiniere che si fosse trovato in quella situazione avrebbe fatto quel che ho fatto io: cercare di garantire la sicurezza dei cittadini». Nel letto dell’ospedale di Cesena, Riccardo Muci ha appena ricevuto la visita del premier Giuseppe Conte, al quale ha raccontato l’inferno vissuto ieri sotto il cavalcavia della A14 a Bologna, quando la cisterna che trasportava Gpl è esplosa.

«Ero con il mio collega, come capo equipaggio della volante, ed eravamo impegnati in un regolare servizio di controllo del territorio a Borgo Panigale - racconta - Poi abbiamo visto da lontano tutto quel fumo sulla tangenziale e ci siamo avvicinati. Abbiamo chiamato la centrale operativa, che era già stata informata della situazione, e abbiamo fornito tutti i particolari che riuscivamo a vedere dalla nostra posizione, per dare quanti più elementi possibile alle squadre di soccorso».

Ed è quello il momento in cui l’intuizione di Riccardo salva probabilmente decine di vite. «Appena sceso dall’auto - si limita a dire lui - ho subito capito quello che stava per succedere, c’era un odore inconfondibile nell’aria. Non potevo lasciare che le auto continuassero a circolare e così ho fatto mettere la volante di traverso, per bloccare l’accesso alla strada in entrambe le direzioni». Ma non solo. «A piedi mi sono spostato verso il ponte, c’erano persone che scattavano foto e facevano video e ho cominciato ad urlare dicendo di allontanarsi. Ero a 20 metri dal ponte quando c’è stata quell’enorme esplosione».

Riccardo Muci ricorda solo una gigantesca onda d’urto che lo ha fatto volare di alcuni metri e un calore folle che gli ha sciolto la maglietta ignifuga. «Con l’adrenalina in corpo - racconta ricostruendo gli istanti successivi - sono riuscito ad alzarmi e con la schiena bruciata ho continuato a far allontanare la gente. Il mio collega mi ha gettato dell’acqua sulla schiena e insieme a lui e ai carabinieri di Borgo Panigale siamo riusciti a portare i feriti nella caserma dell’Arma». E poi? «Quando è finita l’adrenalina il dolore si è fatto sentire e sono crollato». Si è risvegliato in ospedale, dove oggi il premier gli ha stretto la mano. «Avevo capito che la situazione era molto grave - ripete - e il mio primo pensiero è stato quello di mettere in sicurezza le persone. Ho fatto il mio lavoro».

Il bilancio definitivo dell’incidente è di 145 feriti. Di questi quattro sono gravi, ricoverati ai centri grandi ustionati di Cesena e Parma, ma nessuno di loro è in pericolo di vita. All’Ospedale Maggiore di Bologna sono ricoverate 18 persone, tutti in condizioni lievi. Nell’incidenti di ieri è morta una persona, l’autista dell’autocisterna che ha tamponato il tir che lo precedeva, provocando l’esplosione.

Per ricostruire la dinamica e le cause dell’incidente in A14 a Bologna Borgo Panigale, un «dato importante è la registrazione delle immagini dell’incidente dove si vede il tamponamento dell’autocisterna, l’incendio e poi la successiva esplosione». Potrebbe esserci stato «forse un momento di distrazione o un colpo di sonno ma è troppo presto per dirlo con certezza». Così al Giornale Radio Rai fa il punto dell’inchiesta sul disastro di Borgo Panigale, il procuratore di Bologna Giuseppe Amato che esclude al momento, in merito al crollo del cavalcavia, responsabilità di altri: «Mi pare che ci sia un evidente nesso di casualità immediato - ha detto - per cui l’implosione del ponte non è correlata ad un possibile difetto di costruzione con un mal governo da parte del responsabile è conseguenza immediata di un evento di devastanti proporzioni quale è quello che si è realizzato». E poi spiega: “Non abbiamo ritenuto di fare nessun tipo di sequestro con l’intenzione già oggi di consentire alla società autostrade di ripristinare la circolazione in quel tratto di strada». Amato ha annunciato che sulla vicenda è stato aperto un “fascicolo a carico di ignoti dove si ipotizza il disastro colposo e ovviamente il reato di omicidio, lesioni colpose stradali plurime».

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