Genova, ore 9.37: il ponte non esiste più
Esplose le pile 10 e 11 - Foto e Video

Dinamite e plastico hanno fatto collassare nella mattinata di venerdì 28 giugno l’ex viadotto Morandi. Getti d’idrante per limitare la diffusione delle polveri. Evacuate 3.500 persone. Nell’opera di demolizione e ricostruzione impegnate anche le imprese bergamasche.

Con un sordo boato, la dinamite e il plastico collocati su piloni e stralli delle pile 10 e 11 dell’ex viadotto Morandi hanno fatto collassare la struttura alle 9.37 di venerdì 28 giugno. Forte emozione da parte del sindaco Marco Bucci che con il governatore Giovanni Toti e i ministri dell’Interno Matteo Salvini, dello sviluppo economico Luigi Di Maio e della Difesa Elisabetta Trenta ha assistito all’implosione controllata.

Un piano di sicurezza imponente, con oltre 3500 sfollati, più di 400 uomini delle forze dell’ordine schierati, il blocco della viabilità che tronca in due non solo la Liguria ma anche parte del Nord Ovest. La città era pronta per il d-day: non solo Genova ma anche buona parte dell’Italia ha tenuto gli occhi puntati sulle due pile dell’ex viadotto Morandi che sotto la spinta esplosiva di una tonnellata di dinamite e di qualche chilo di plastico, si sono sbriciolate al suolo a pochi passi dal Polcevera.

Le polveri, monitorate passo dopo passo dalle centraline disposte dal Comune di Genova e da quelle messe sui balconi dai residenti della zona limitrofa all’esplosione, si sono posate al suolo impastate dalle centinaia di litri d’acqua «sparate» dai cannoncini. Nei lavori di demolizione sono impegnate anche imprese bergamasche come la Demco di Seriate che si è occupata del taglio dei vari lastroni del ponte. A 11 mesi dalla tragedia che ha sconvolto Genova, nella zona est del cantiere lungo il Polcevera può definitivamente partire la ricostruzione.

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