Gli auguri del vescovo: «La scuola insegni il gusto della vita»

«Auguro a tutti gli studenti di affrontare le molteplici possibilità offerte dal nuovo anno scolastico con l’entusiasmo e la responsabilità di chi, all’inizio dell’esistenza, ne intuisce l’autentica bellezza e comprende che la capacità di viverla fruttuosamente, per se stesso e per gli altri, dipende dall’impegno personale profuso in questi anni per educarsi. La scuola è una delle esperienze più importanti e decisive per guardare in profondità la vita e affrontarla con lo slancio e l’attenzione richiesti dalla realtà più preziosa che è affidata, una sola volta, alle nostre mani.Il compito della scuola non si esaurisce infatti nel fornire nozioni e strumenti per affrontare con «successo» la vita professionale e sociale. Soprattutto oggi è chiamata, insieme alle altre agenzie educative, a sostenere l’insostituibile ruolo della famiglia nell’educare, cioè nell’aiutare le nuove generazioni a migliorare continuamente la comprensione e la realizzazione della persona. Nell’introdurle al vero gusto della vita che non sta nella ricerca ossessionante delle cose, nelle avventure e nell’apparire, ma nella costante scoperta degli elementi costitutivi dell’uomo, di ogni uomo, e nello sforzo di rispettarli e svilupparli in ogni comportamento e azione. Non si può parlare di educazione se non si risponde alle domande: «chi è l’uomo?», «a diventare chi, si educa?». È un «io» chiuso in sé che, per necessità, rispetta gli altri, oppure un «io» strutturalmente aperto al «noi», ad ogni altro, all’Altro, quindi al riconoscimento della prossimità fraterna di ogni altro? Il bene comune consiste solo nella garanzia e difesa dei diritti privati, del bene personale perseguito individualmente? Oppure è l’insieme delle condizioni che permettono ad ogni cittadino di raggiungere un autentico e integrale sviluppo umano, non solo nel rispetto di tutti i cittadini e di ogni uomo, ma nella solidarietà aperta a tutti?Nessuna scuola può avere la pretesa di offrire - con l’insegnamento, con l’organizzazione, con lo stile dei rapporti tra le persone - una cultura «neutra» o «asettica», perché sempre si presuppongono una o più visioni dell’uomo con i valori conseguenti che diventano criterio per interpretare la realtà e il vivere umano. Per educare realmente occorre che, con onestà, si evidenzi la visione dell’uomo dalla quale si parte; si offrano realmente gli strumenti adatti per leggere criticamente i diversi modi di considerare l’uomo che gli alunni incontrano nella scuola e altrove. Si sostengano nella ricerca di convergenze progettuali tra le diverse visioni dell’uomo, e come collaborare per una società costruita con l’apporto responsabile di tutti e per il bene di tutti. Siano guidati nella riflessione sulle vicende umane che ci hanno preceduto e che ci avvolgono da ogni parte, perché siano consapevoli del molto ricevuto dal passato, del molto che ogni persona può e deve offrire al presente e al futuro purché si lasci guidare dalla passione per l’umanità. Umanità presente in ogni persona e da rispettare, aiutare e servire nel suo sviluppo, qualunque sia la diversità etnica, culturale e sociale. Perché la scuola svolga questo compito, essenziale per le singole persone e per la comunità, è indispensabile il contributo di tutti: studenti, insegnanti, famiglie, amministratori pubblici, comunità ecclesiali, cioè di tutte le componenti della società. Occorre dialogare di più, dire esattamente cosa si attende dalla scuola, impegnandosi, non a parole ma con scelte concrete, per migliorare la scuola esistente, superando la litigiosità dovuta a pregiudizi ideologici o a interessi di parte non detti. Grazie ai molti che si dedicano con impegno e passione al bene degli alunni e, quindi, al bene della società presente e futura, affrontando questa missione ricevendo poco sia sul piano del riconoscimento professionale, sia su quello del riconoscimento economico. A loro e agli studenti auguri vivissimi».Roberto Amadei

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