Gli rubano l’identità e si ritrova sposato. In Cina

È una storia dai contorni oscuri che avviene fra la Cina e Bergamo. Una storia di matrimoni fasulli. O meglio, di identità rubata. Si sarebbe consumata in atmosfere suburbane dove tutto è possibile, come si sente raccontare da tempo: cinesi che muoiono di fatto ma non sulla carta, scambi d’identità e passaggi di documenti, un business per il «mercato» dell’immigrazione. In questo caso siamo di fronte a un uomo coinvolto senza saperlo in un matrimonio, usato forse per far avere il permesso di soggiorno in Italia a una giovane cinese, magari sfruttata a sua volta.

La storia è quella di un cinquantenne bergamasco che un anno fa si trasferisce a Bergamo da un Comune della provincia. Di recente l’uomo si presenta all’anagrafe di palazzo uffici e chiede il suo certificato di «stato libero» perché, dice, «voglio sposarmi». L’impiegata pensa a uno scherzo e mette in evidenza che agli atti il nostro risulta già sposato.

(15/02/2008)

© RIPRODUZIONE RISERVATA