I «franchi tiratori» grandi assenti alla quarta elezione del nuovo inquilino del Quirinale

I grandi assenti della quarta votazione del Parlamento in seduta comune che ha eletto Giorgio Napolitano presidente della Repubblica sono stati i «franchi tiratori». L’appuntamento era cruciale, e infatti i poli si sono presentati sostanzialmente compatti. Aiutatì anche da ferrei sistemi di controllo del comportamento dei grandi elettori adottati sia dalla Cdl che dall’Unione. Il risultato della votazione, confrontato con i numeri attribuibili sulla carta ai due schieramenti e con le dichiarazioni di voto della vigilia, indica infatti che a Napolitano sono mancati appena 4 voti dei 547 sui quali poteva contare. Una prova di compattezza significativa, viste le turbolenze che, dal 1946 ad oggi, hanno sempre caratterizzato la storia delle elezioni di molti dei precedenti dieci capi dello Stato.Compatto anche il centrodestra. Le schede bianche sono state 76 in meno dei 423 grandi elettori di Fi, An e Udc. Ma 10 sono stati gli astenuti (tutti di Forza Italia), e cioè gli elettori che non hanno ritirato la scheda, 5 gli assenti della Cdl. Mentre altri quattro voti dell’opposizione sono andati a Bossi, aggiungendosi ai 38 leghisti. Ci sono poi i 7 voti di Giuliano Ferrara, i 6 di Gianni Letta e i 5 di Berlusconi. Restano 39 schede che ciascuno può «riconoscere» liberamente tra le 10 di D’Alema, le 3 di Pininfarina e Di Piazza, le 14 nulle e i 10 voti dispersi.Morale: pochissimi (e tutti dichiarati) sembrano essere i voti dell’opposizione andati al candidato proposto dal centrosinistra. Fatti i conti dal lato dell’Unione, infatti, Napolitano poteva contare sul sostegno di 540 grandi elettori, ai quali vanno aggiunti quelli degli altri 6 senatori a vita (più lo stesso Napolitano) e dei due parlamentari indipendenti eletti all’estero. In più si possono contare i voti dichiarati (anche se impossibili da certificare) di Marco Follini e Bruno Tabacci dalle file della Cdl. Il totale porta a 551 voti, da cui si devono sottrarre quelli dei due assenti di centrosinistra (Molinari, dell’Ulivo, e Pignataro, del Pdci) e dei presidenti delle Camera che, per consuetudine, non partecipano alla votazione. Ci sono state in più, ha detto Bertinotti durante lo spoglio, altre due schede contestate (forse votate «Napoletano»?) che alla fine sono state dichiarate nulle.Il totale porta a 547 voti. Quattro in meno, appunto, di quelli che sono andati alla fine a Napolitano.Non si può escludere che voti della Cdl al candidato proposto dall’Unione abbiano compensato quelli di eventuali «franchi tiratori». Ma non sembra probabile. In ogni caso, un controllo efficace deve essere stato fatto dai gruppi, dell’una e dell’altra parte. La Cdl, infatti, per esser certa che i suoi «grandi elettor» non si prendessero licenze, ha invitato molti a piegare la scheda prima di entrare nella cabina elettorale e ha fatto in modo di verificare per gli altri che il tempo di voto fosse incompatibile con la scrittura di un nome.L’Unione, invece, è tornata ad utilizzare lo stesso sistema che ha favorito l’elezione di Franco Marini a presidente del Senato. A seconda dei gruppi del centrosinistra, infatti, è stato data l’indicazione di votare «Napolitano», «Giorgio Napolitano», «Napolitano Giorgio», «senatore Giorgio Napolitano» o «Napolitano G».Il voto, così blindato, ha datto sì che il risultato rispettasse le attese. Quasi scheda per scheda.(10/05/2006)

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